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Pizza Giulia e l'Anice Verde di Castignano

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Era un pò che la inseguivo e cercavo di carpirne i segreti tutte le volte che la mia amica Monica me ne faceva dono a Pasqua....."Essì tanto prima o poi ti trovo" (dicevo)....la spinta me là data l'evento ANIS Festival dell'Anice Verde che si terrà a Castignano il 11-13 aprile.
Anice Castignano

Un fine settimana dedicato all'Anice Verde che dopo anni di abbandono è stato riqualificato grazie ad un progetto di qualità sostenuto da diversi soggetti scientifici e istituzionali, finalizzato al ripristino della coltivazione dell'anice e all'ampliamento della produzione, ed io ci sarò per cui prossimamente vi allegherò le foto dell'evento. L'Anice Verde di Castignanoè particolarmente ricca di anetolo, la sostanza che conferisce il caratteristico profumo e questo grazie al particolare microclima della zona, all'esposizione soleggiata dei terreni e alla leggera ventilazione. C'è un forno a Tivoli dove sembra la facciano proprio buona ed è proprio da li che proveniva il mio dono. Quest'anno mi sono messa di punta ed ho cercato di replicare questo piccolo miracolo pasquale ma non prima di essere rispettosamente entrata nella storia di questo dolce tradizionale di Tivoli. Così mi sono fatta un giro in rete ed ho trovato nel sito di Tivoli poche e nebulose notizie riguardo gli ingredienti ed un pò di folklore: "Vera specialità tiburtina è un dolce tipico della tradizione pasquale della città di Tivoli. Ideato dalla Sig. Giulia nel secolo scorso è detta anche pizza cresciuta, poichè la sua lavorazione prevede almeno una settimana, necessaria alla preparazione dell'impasto, e due fasi di lievitazione: la sera precedente la realizzazione del dolce si fa una cresciuta a cui vengono successivamente aggiunti altri ingredienti ed impasto prima di infornare. Prodotta solo nel periodo pasquale, accompagna il salame Corallina, le uova sode e la frittata di asparagi selvatici nel corso della tradizionale colazione di Pasqua". Questa pizza ha nell'impasto ben quattro liquori diversi ed aromatici e nemmeno in piccole quantità! Ed è proprio l'alcool oltre all'olio extravergine, le uova ed il resto a fargli assumere dopo cottura una mollica così compatta. Il primo tentativo l'ho fatto seguendo una mia logica ed ho utilizzato il lievito madre lasciando che l'impasto potesse crescere ore. Ed invece il miracolo non è avvenuto. Io l'ho cotta lo stesso ed è venuta gnucca, compatta e con la mollica trasparente...insomma è andata al secchio...ahimè...succede! La seconda visto che avevo sprecato una parte della rara nonchè profumatissima Anice di Castignano, ingrediente principe di questa pizza, son voluta andare sul sicuro e così ho provato il cremor tartaro e il miracolo è avvenuto!

Pizza Giulia

Con questa dose ne ho ottenute due: una da 20 cm e una teglia da 18 alte 7 cm e mezzo
Forno a 180°C

6 uova
20 gr. di anice (io Anice Verde di Castignano)
1/4 di vermouth bianco
1/4 di olio extravergine di oliva (io UNASCO)
800 gr. di farina
500 gr. di zucchero
1 bicc.no di rum
1 bicc.no di alchermes
1 bicc.no di cognac
1 bicc.no di cointreau
1 pizzico di sale
la scorza grattugiata di 1 limone
la scorza grattugiata di 1 arancia
1 bustina di vanillina (io il mio estratto home-made)
2 bustine di cremor tartaro


Prima cosa mettere i semi di Anice in infusione con il vermouth per almeno 12 ore. Sbattere le uova con lo zucchero fino a renderle spumose, aggiungere le scorze grattugiate del limone dell'arancia, la farina, la vanillina (io il mio estratto), l'olio extravergine, il liquore con i semini infusi e gli altri liquori mescolando bene affinché tutto sia omogeneo. Per ultimo inserire il lievito setacciato continuando a mescolare. Imburrare ed infarinare le teglie versare il composto ed infornare nel forno già caldo per almeno 50 m. Il composto aumenterà di volume ed assumerà la caratteristica forma all'apice, si creperà e si colorerà. Così la lievitazione sarà ultimata! Aprire il forno, saggiare con il solito stecco di legno per verificarne la cottura. Attendere che si raffreddi prima di sformarlo e solo dopo totalmente freddo si può racchiudere in un sacchetto di plastica per alimenti ben chiuso. Il dolce così non perderà la fragranza e si manterrà fresco a lungo anche per la presenza di composti alcoolici. Questo tipo di dolce è caratteristico della colazione pasquale accompagnata dal salame Corallina (una qualità di salame che viene venduta proprio in questo periodo) e con le uova sode.








Antica Focacceria S. Francesco....Trilussa ospita la Sicilia

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Il posto è delizioso, la formula sempre la stessa: cucina popolare siciliana! Parlo proprio dell'Antica Focacceria mitico locale che da ben 180 anni è sul territorio e porta alti i metodi di cottura, gli ingredienti e la tradizione di sempre. Nel 1834 Salvatore Alaimo riceve in dono una cappella sconsacrata in un antico palazzo a Palermo dai Principi di Cattolica dopo 25 anni al loro servizio come monsu (voce contratta dialettale che indicava il cuoco). Decide di trasformarla in una focacceria e di cucinare per il popolo, cibo povero e produce la focaccia "schietta" che in dialetto vuole dire "nubile/vergine" realizzata con ricotta e strutto e dal colore bianco di questi prodotti nasce appunto il nome. Nel 1851 decide di far mangiare la carne anche ai meno abbienti e quindi alla tradizionale focaccia schietta aggiunge un taglio di carne economico cucinato in maniera gustosa e quindi la focaccia schietta diventa "maritata". Successivamente si aggiungono nuove pietanze come i cazzilli,  panelle e sfincione e la focacceria diventa meta di personaggi famosi e intellettuali. Molti di loro hanno sostato qui e gustato le specialità di Alaimo: Pirandello, Sciascia, Guttuso! Nel 1902 la Focacceria diventa L'Antica Focacceria S. Francesco prendendo il nome dalla piazza dove si affaccia e si aggiungono nuovi piatti come le sarde a beccafico e le arancine. Nel 1939 il locale passa alla Famiglia Conticello che negli anni '80 lo porta a raggiungere l'eccellenza. Nel 2009 apre a Milano e nel 2013 entra a far parte del gruppo Feltrinelli. Altri tre locali vengono aperti a Roma a Piazza della Torretta in centro, all'interno dell'Aeroporto di Fiumicino e a Piazza di San Giovanni della Malva appunto vicinissimo a Piazza Trilussa. E' proprio qui dove ho avuto il piacere di assaggiare per la prima volta le specialità siciliane della Focacceria. Un'esperienza da ripetere e se dovessi fare un classifica di ciò che ho mangiato non saprei stilarla...o forse potrei dire che ciò che più mi ha incuriosito e stupito è stata la focaccia con la milza...non fate quella faccia provare per credere...così come ho fatto io senza preconcetti!



O i fritti???? Panelle, cazzilli, arancine, caponata....Ohhh siiii erano divine....croccanti fuori e morbidi dentro...

E dello sfincione cosa vogliamo dire? Anticamente, a Palermo, l’ambulante con il suo carrettino declamava lo Sfincione con: “va tastalu! Scarsu r’ogghiu e chinu i pruvulazzu” (assaggialo! Scarso d’olio e pieno di polvere della strada). E' la pizza siciliana ed era tipica delle feste natalizie, con pomodoro, sarde salate e caciocavallo fresco
E se vedete in menu il cacio all'l'Argentiera dovete sapere cos'è: una storia che arriva da lontano dall'antica tradizione orafa palermitana. Il popolo credeva che gli orafi fossero ricchi, invece non lo erano perchè acquistavano l'oro a poco lo lavoravano e la limatura che ne derivava dalla lavorazione se la tenevano. L'orafo ci teneva a far vedere che aveva un tenore di vita alto ed inoltre aveva come ricchezza per lavorare il prezioso metallo il fuoco sempre acceso e per questo metteva in padella un pezzo di cacio da scaldare a bagnomaria e una volta sciolto aggiungeva aglio, origano e aceto e quando ce ne era anche un poco di zucchero. Questa preparazione faceva uscire un profumo meraviglioso uguale alla cottura del coniglio che all'epoca non solo era carne ma anche carne pregiata. E i vicini dicevano che l'argentiera era ricca perchè si poteva permettere di mangiare coniglio ogni giorno!!!
E non potete non prendere i dolci per cui tenetevi lo spazio perchè meritano tutti! E tutti provenienti direttamente dalla sede centrale Palermitana: cannoli, torta savoia, torta alla gianduia, torta al pistacchio, cassate..
A gustare tutto ciò potevo essere sola? Niente affatto ero con le mie Bloggallinelle, è stata una piacevole serata di chiacchiere, buon cibo e serenità!
Antica Focacceria S. Francesco
Piazza S. Giovanni della Malva, 14
06 5819 503

Pasta con farina di lenticchie, ceci, fave e pesce spada

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Finiti i bagordi pasquali ci si deve per forza di cose rimettere in riga. A parte la prova costume, a cui si può ovviare cambiando destinazione estiva, ci si deve voler bene a prescindere e ogni tanto dedicarsi al benessere fisico anche dall'interno. In questi giorni sono in ferie e complice il tempo disponibile mi sono dedicata ad un esperimento: ho acquistato questa meravigliosa farina di lenticchie dell'Azienda Agricola Poggi. Mi ha intrigato perchè farina di lenticchie non ne avevo mai vista, poi ho chiesto gli utilizzi in modo particolare la pasta....ho pensato sarebbe ottima col pesce! Ed invece mi hanno esortato a desistere perchè non avendo glutine non aggrega e quindi impossibile pensare alla pasta....beh...forse hanno ragione mi son detta! Ma poi... perchè non provare? E allora ho voluto tentare e invece del solito canonico 20% di prodotto insieme alla farina 0 ho voluto provare ed osare di più:  50/50! E detto fatto, poi ho avuto paura della cottura...e se si sbriciolano o sciolgono in acqua bollente?....tentar non nuoce...e invece...meravigliosi!


Pasta di farina di lenticchie

200 gr. di farina di lenticchie Poggi
200 gr. di farina 0
1 albume

Fare la fontana con le due farine aggiungere l'albume e impastare. fare la palla e lasciare riposare una mezzora. Pizzicare la pasta e ricavarne dei gnocchetti che stenderete a "mozzicone di sigaretta" poi con un ferretto o come me con uno stelo di grano essiccato spingere sopra al pezzetto di pasta e trascinare sulla spianatoia in avanti e indietro fino a formare un fusillo. Ripetere l'operazione per tutto l'impasto. Adagiare su un canovaccio infarinato per farla un poco asciugare. Perfetta!

Visti i risultati ho elaborato una ricetta col pesce e con i legumi, ed è venuta veramente squisita! Non vi do le dosi del condimento perché è molto di fantasia ma ve la descrivo:
In una larga padella ho messo dell'ottimo olio extravergine con uno spicchio di aglio e peperoncino. Dopo averli fatti insaporire un poco ho aggiunto le fave sgusciate e i ceci lessati e scolati con del rosmarino. Dopo pochi minuti ho aggiunto i pomodori piccadilly a falde, ho aggiustato di sale e per ultimo ho aggiunto del pesce spada a dadini. Un paio di minuti solo per scottarlo ed insaporirlo. Ho buttato in acqua salata in ebollizione la mia meravigliosa pasta fatta a mano e sorpresa! Scolata, ha tenuto perfettamente la cottura! Mantecare col condimento e spolverare con abbondante pecorino! Sublime!





Insalata di trippa ricca per l'MTC n. 38

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Da romana non mi potevo tirare indietro, la sfida dell'MTC n. 38 lanciata da Cristiana era troppo ghiotta. 
Il tema è il quinto quarto sia di carne che di pesce ma con un vicolo: devono essere piatti cucinati e quindi si chiede anche la lavorazione del quinto quarto scelto. Solo che di quinto quarto ce ne è in giro e scegliere cosa cucinare è stata impresa ardua. Poi come al solito se sei una delle prime, le carte te le puoi giocare ma se sei l'ultima come solo io riesco a fare, ti ritrovi a impazzire per non fare doppioni o per non essere scontata e banale. Per cui questa volta ho puntato su un prodotto a me familiare: la trippa! Nella mia famiglia è un piatto che ho visto spesso, mia mamma l'ha sempre cucinata alla romana con pomodoro, menta e pecorino, avrei anche potuta rifarla così ma non a Cristiana! Lei doveva essere onorata e omaggiata diversamente, con più impegno ed io da romana non avrei fatto grossi sforzi a proporgliela classica. Quindi ascolta il mio ragionamento cara Crì: la trippa deve essere bollita, almeno un'ora quindi cos'è? Un bollito! E come si cucina un bollito? A me piace molto con un goccio di aceto e olio...ma in questo caso ho voluto avere un pò di cura in più ed ho sostituito questo gradevole condimento con un vinaigrette, mooolto più elegante e ricercata ma senza stravolgere troppo. Quindi condimento sistemato. Poi? Come posso colorare ed arricchire questo piatto? Siamo ad aprile/maggio.....ah, già! Le fave! Ci stanno bene sicuramente, per cui fave sia! Ma crude mi raccomando! Rimangono belle verdi ed è il colore di cui ho bisogno e dolci il che non guasta mai....però assaggiando è siiii buona maaaa manca qualcosa di croccante...qualcosa che contrasti il "viscido" della consistenza della trippa....Massì! Potrei mettere del guanciale croccante fatto scottare al forno!!! Certo potrei...però sei provassi a rendere croccante la trippa stessa???? Ma come? Beh, ditemi cosa non è buono fritto? Nulla! E così ho provato! Ho asciugato bene la trippa, poi l'ho tenuta una notte in frigo per far indurire il collagene che sprigiona in cottura. L'ho passata nell'uovo, poi nella farina, poi di nuovo nell'uovo e nel pangrattato e con l'olio bollente (170°C) l'ho fritta  1 minuto. PERFETTA! Dura fuori e tenera dentro e.......ammazza quanto è buona! Ma solo due o tre pezzetti a porzione. Non dimentichiamoci che è sempre trippa e fritta è ancora più difficile da digerire. Insomma il contrasto tra la trippa bollita, morbida e condita con la vinaigrette acidula, le fave dolci e la trippa fritta....chevelodicoafare!!! Un piatto poverissimo che diventa un piatto da gran gourmet! La mia Insalata di trippa ricca! Sfida vinta Crì, almeno per me! Un'altra tacca da aggiungere alla mia cucchiarella dell'MTC!

Insalata di trippa ricca

500 gr. di trippa 
brodo di verdure (sedano, carota, cipolla e sale)
500 gr. di fave
Per la vianigrette:
1 piccolo scalogno
mezzo cucchiaino di pepe (io sichuan)
un cucchiano di senape dolce
un cucchiano di senape con i semi
un cucchiaio di aceto di mele
un cucchiaio di aceto balsamico (meglio se invecchiato)
tre cucchiai di brodo dove è stata cotta la trippa
ottimo olio extravergine di oliva almeno mezzo bicchierino da caffè
sale q.b.
Per friggere
due uova
farina q.b.
pangrattato q.b.
olio di arachidi
sale

Insalatina mista e colorata per decorare

Sciacquare bene la trippa sotto l'acqua corrente. Preparare un brodo di verdure, filtrarlo e utilizzarlo per bollire la trippa un'ora. Lasciarla raffreddare nella sua acqua, scolarla bene e tenere da parte un bicchiere di questo brodo (vi servirà per allungare la vinaigrette). Asciugare bene la trippa con carta da cucina poi riporla in un contenitore e tenere in frigo per almeno due o tre ore. In questo modo, come già detto, la trippa di compatta, diventa più dura e facile da lavorare. Preparare la vinaigrette: in un piccolo frullatore inserire tutti gli ingredienti escluso il brodo. Frullare a questo punto assaggiare, aggiustare di sale e se è troppo acidulo aggiungere un poco di brodo di cottura così si addolcisce leggermente e otterrete una consistenza giusta da condimento. Ora passare tre pezzi di trippa a commensale prima nell'uovo, poi nella farina, poi nell'uovo di nuovo e poi nel pangrattato e tenere da parte in un piatto. Preparare le fave, sgusciatele, togliete la pellicina e dividetele a metà. La trippa rimasta tagliatela a striscioline strette come fettuccine, sarà più gradevole sia da vedere che da mangiare. Scaldarla un secondo al microonde per renderla più morbida e facilmente gestibile nel condirla. In una ciotola porre la trippa bollita e riscaldata e le fave condire il tutto con una parte della vinaigrette e lasciare insaporire a temperatura ambiente. Ora portare a temperatura l'olio di semi di arachidi almeno 170°C tuffare due pezzetti alla volta di trippa panata (attenzione diventa subito scura) per un minuto. Toglierla e scolarla su carta da cucina passando sopra un poco di sale. Ora assemblare i piatti: adagiare in maniera armoniosa un pò di insalatina per piatto, condirla con qualche goccia di vinaigrette, adagiare con grazia una cucchiaiata di trippa e fave e guarnire con i tre pezzetti di trippa fritta! TRIPUDIO!!!

Con questa ricetta partecipo alla sfida dell'MTC n. 38

Filetto di rana pescatrice vs l'Anice Verde! Sfida vinta?

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Che sapore ha un paese? Ma che domanda è? Qualcuno dirà!.... Chi è stato a Castignano sà di cosa parlo. Castignano è la patria dell'Anice Verde, il profumo del Piceno...Loro citano: "E' con piacere che vogliamo far conoscere agli Amici ed ai giovani la particolarità di una coltura tipica che da sempre ha dato lustro alla nostra agricoltura, ed alla fine dell'800 ha contribuito ad esaltare l'idea imprenditoriale di Silvio Meletti con la commercializzazione a livello internazionale dell'anisetta Meletti"....per questo la conoscevo e per questo la conoscevamo tutti: per l'anisetta o comunque sopratutto nel campo liquoristico! Proprio per sfatare questa usanza e per saperne di più sulla sua rinascita che un gruppo di foodblogger, e con molto onore c'ero anche io, sono andate a toccare con mano questa realtà. Quest'anno, infatti, si è tenuto il primo Festival Anìs 2014, dall'11 al 13  aprile, manifestazione che intende promuovere e sostenere la coltivazione dell'Anice Verde. Si stava assistendo alla sua agonia, ormai le coltivazioni erano abbandonate e se gli abitanti di Castignano non fossero stati così cocciuti da attivarsi tempestivamente, già da qualche anno avremmo perso la possibilità di apprezzarne le virtù. Il progetto di rilancio della produzione dell'Anice Verde ha come obiettivo quello di garantire la qualità del prodotto, con la selezione e messa in coltura di semi in purezza, e la diffusione prevalente dell'uso in erboristeria e gastronomia, lasciando come secondaria quella della liquoristica. Qualche anno fa la coltivazione dell'ecotipo castignanese dell'Anice Verde era garantita da un unica azienda agricola dove veniva prodotta nel rispetto del metodo tradizionale e biologico (semina, zappatura, raccolta e battitura, operazioni eseguite tutte a mano). Ora con l'entusiasmo di Sergio Corradetti promotore, divulgatore e produttore di Anice Verde le aziende di agricoltori custodi sono diventate tre e cosa ancora più interessante è che i giovani si stanno avvicinando a questa realtà tramandata dai loro nonni e genitori. In un momento di crisi come quello attuale, Corradetti ha la speranza di individuare ed inventare una convenienza economica anche per le antiche tradizioni e gli antichi sapori che porteranno a godere ancora delle cose povere ma ricche di sapori e di storia. 


DCF 1.0
Questo seme prodotto e raccolto a mano nelle colline di Castignano, grazie all'aria ed alla particolarità della terra, è più ricco di profumi e sapori ed è pieno di dolcezza. Conoscevo già l'Anice Verde di Castignano e ne ho già ampiamente parlato qui e qui dove espongo quelle che sono le sue virtù in campo salutistico ma la cosa che ci ha più stupito è stato l'impiego in cucina a 360°C. Infatti abbiamo avuto il piacere di assaggiare un intero menu dall'antipasto al dolce con lo sconosciuto (in cucina!) Anice Verde! La cena era stata ideata, sperimentata e preparata dallo chef Ferdinando Ciabattoni: un tripudio!
Ma dal momento che ci siamo perse la serata precedente tutta a base di pesce con l'Anice Verde, ho voluto sperimentare io questa volta ed ho utilizzato la sua caratteristica dolcezza e aroma per questi filetti di rana pescatrice.

Filetto di rana pescatrice marinato al tè affumicato e Anice Verde con insalata di vongole veraci

Rana pescatrice
sale fino 500 gr
zucchero 500 gr
tè nero Lapsang Souchong (affumicato) una manciata
Anice Verde di Castignano 30 gr.
vongole veraci 1 sacchetto

Olio in infusione
Olio extravergine di oliva di ottima qualità (io Umbro) e semi di Anice Verde

Pinzimonio

Scalogno 1
Limone 1
dragoncello tritato
cerfoglio tritato
bacche rosa
pepe verde
erba cipollina
sale e olio extravergine

pomodoro per decorare


Sfilettare la rana pescatrice. L'operazione è piuttosto complicata per cui cui fatelo fare al pescivendolo. Tenete la testa mi raccomando e per l'utilizzo guardate QUI. Otterrete dalla sfilettatura due bei filetti abbastanza corposi, regolari e cilindrici. Perfetti! Mi raccomando far stazionare in freezer sia testa che filetti almeno 48 ore per scongiurare parassiti nocivi alla nostra salute: ricordatevi che l'Anisakis è sempre in agguato. Scongelarli, e spennellarli con l'olio. Preparare la marinatura: in una terrina mettere il sale, lo zucchero, l'Anice Verde e il tè affumicato. Mescolare tutto e in una pirofila rettangolare fare un "letto" con metà di questo composto. Adagiarvi sopra i filetti e ricoprire con l'altra metà di marinata. Mettere in frigo per una nottata. Al mattino disseppellire i filetti e sciacquarli sotto l'acqua per togliere la marinata, asciugarli bene con carta da cucina e a questo punto consiglio di incartarli con carta forno e tenerli in frigo un paio di giorni prima di utilizzarli. Io uno dei due filetti l'ho usato subito mentre il secondo dopo due giorni e non c'era paragone: il secondo era migliore. Era più compatto, più sodo era decisamente più stagionato, quindi si affettava meglio ed aveva una maggiore resa.
Nel frattempo preparo l'olio all'Anice Verde: mezzo bicchiere di ottimo olio extravergine lo faccio scaldare sul gas in un pentolino ma non vado oltre i 40°C e ci verso un cucchiaio di semi di Anice Verde. Questo ovviamente più si tiene e più prende sapore l'olio. Ottimo condimento per insalate, pesci e affettati di carne bianche. 
Al momento di utilizzarli ho scelto di abbinarli alle vongole veraci ma potrebbero essere delle cozze o delle lumachine di mare. Aprirle in pentola, io sono abituata ad aprirle in una pentola alta con coperchio senza niente a fuoco molto basso fino a che si siano aperte tutte ed abbiano tirato fuori la loro acqua. A questo punto elimino le chiuse e sguscio le altre. Tengo da parte il loro liquido che mi servirà per sciacquarle e togliere qualche residuo di sabbia. Poi le scolo e filtro il liquido che terrò per altre preparazioni, magari al surgelatore. Ora frullo tutti gli ingredienti del pinzimonio fino ad ottenere un intingolo saporito e profumato e con questo ci condisco le vongole e tengo da parte ad insaporire.
Assemblare il piatto è facilissimo basta affettare sottilmente il filetto di rana pescatrice come fosse un salume, adagiare le fette nel piatto o sui crostini, accompagnarli con le vongole insaporite col pinzimonio, guarnire con cubetti di pomodoro e un paio di giri di olio infuso con semi di Anice Verde e il piatto è completo! Vi assicuro che è ottimo senza cottura, quasi...si può preparare in anticipo e il filetto marinato si conserva in frigo per diversi giorni. Tenete presente che più sta in frigo (incartato con carta forno) e più si stagiona.





Tipici dei Parchi, Salone dei Prodotti Tipici dei Parchi d'Italia a l'Aquila con l'AIFB

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Si riparte!!! Questa volta andremo a conquistare l'Abruzzo! Essi dopo ben tre eventi nelle Marche ora si visita una splendida regione che ha ancora una profonda ferita, infatti viaggeremo alla volta dell'Aquila. Non devo aggiungere altro vero? Il terremoto del 2009è stato per me una tragedia che ricordo ancora con profonda angoscia: non ero in Italia ero in Lettonia, nella capitale a Riga, con mio marito, ci trovavamo li perchè abbiamo adottato un bambino del posto. Un'avventura così bella e piena di emozioni che è stata devastata da questa tragedia. Lo ricordo ancora, la mattina mi alzavo molto presto e accendevo sempre la tv, li si vedeva solo Rai1, mentre prendevo il caffè e fuori nevicava come ogni mattina da quando stavamo li, mi appare sullo schermo una scena apocalittica...non riuscivo a capire di quale parte del mondo si stesse parlando...ad un certo inquadrano un uomo delle forze dell'ordine che aveva sulla schiena la scritta Polizia...erano scene concitate...gente che camminava come zombie fra le macerie...si capiva che era un disastro ma dove??? Ad un certo punto il convulso commento del giornalista cita "l'Aquila"!!! Oddio, mi prese un colpo! In Italia! Beh, quando ti trovi fuori dal tuo paese non fai distinzione fra regioni o città, è successo a casa tua, punto! Ma oltretutto l'Aquila è vicino al paese del mio papà, Borbona, la mia casa...i miei zii...i miei parenti...l'intensità della scossa...delle scosse, citavano, era impressionante...e gli edifici continuavano a crollare...iniziai a strillare che dovevo chiamare, dovevo sentire, dovevo avere un contatto...e così chiamai i miei: erano tutti scioccati, la paura era tanta e anche qualche danno, anche la mia casa...Avrei voluto essere li, avrei voluto partire...aiutare...eppoi le ore successive iniziarono la conta dei morti...l'Università..i ragazzi, le famiglie, le abitazioni...Quando tornai in Italia a casa mia a Roma, trovai l'intonaco del mio salone con una crepa di 5 metri che dall'angolo del soffitto arrivava fino al pavimento dell'angolo opposto...era stata talmente forte che a distanza di km aveva in qualche modo lasciato un segno del suo passaggio. Per quanto tempo abbiamo pianto con loro...e a distanza di 5 anni cosa è cambiato? Niente...o pochissimo, l'Aquila rimane una città blindata, gli esercizi commerciali hanno dovuto chiudere o traslocare...una città in ginocchio, una splendida città in ginocchio! Ma il terremoto e le istituzioni latitanti non hanno messo in ginocchio gli uomini e le donne di queste zone, queste zone di eccellenze, di grandi prodotti, di agricoltura, di bellezze naturali e la gente ha capito che può contare solo sulle proprie forze ma forti di grandi tradizioni! Ed ecco dopo 5 anni a dimostrare, con orgoglio, che nessuno dorme sugli allori ma che per la seconda volta (la prima edizione fu lo scorso anno) parte l'edizione di Tipici dei Parchi, Salone dei Prodotti Tipici dei Parchi d'Italia proprio nella città della "zona rossa", l'Aquila! La manifestazione è nata su iniziativa della Camera di Commercio dell'Aquila nella persona del dr. Santilli il Presidente. Insomma qui trovate il programma

Noi foodblogger faremo del nostro meglio e cercheremo, dal nostro punto di vista, di vedere per voi la città, le sue bellezze e questa importante manifestazione, raccontandovi con foto e con i sentimenti, gli uomini e le donne custodi di tradizioni e mestieri. Grazie all'invito del Salone Tipici dei Parchi raccolto dall'AIFB (Associazione Italiana Foodblogger), di cui facciamo parte come socie, avremo la possibilità di partecipare a questo tour che ci condurrà a l'Aquila, a Santo Stefano di Sessanio, all'Azienda di Giulio Petronioper assaggiare il famoso Canestrato di Castel del Monte, presidio slowfood per proseguire poi a Capestranoe per concludere a Sulmona! Beh, ne avremo da raccontarvi! Mi raccomando rimanete collegati, i nostri racconti e le ricette in tema che proporremo vi faranno vivere un territorio!....
Saranno con me Tamara Giorgetti (www.unpezzodellamiamaremma.com), Candida De Amicis (mmmbuonissimo.blogspot.it), Laura Gioia (www.essenzadivaniglia.com), Loredana Carrieri (www.lacucinadimamma-loredana.blogspot.it), Marianna Colantoni (www.lamacchiarola.it), Marina Bogdanovic (www.mademoisellemarina.blogspot.it) e Patrizia Malomo (www.andantecongusto.it)

Che il viaggio abbia inizio!!!

il mio Babà tradizionale per l'MTC n. 39

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Avevo già fatto il babà ma prima della nascita del blog, per cui sono stata bene felice di inserire questo tassello mancante. Infatti il babà è un must, fa parte della pasticceria di base, quegli impasti che non puoi non saper fare. Ci siamo attenute drasticamente alla ricetta fornitaci dalla vincitrice dello scorso mese Antonietta del blog Trappola Golosa. Naturalmente ricetta infallibile, è venuto benissimo. Devo confessare che mi sono avvalsa dell'aiuto della planetaria, ma di solito non uso farlo. Questo perchè avevo una ricetta da fare e spedire altrimenti avrei perso la partecipazione al contest! Per cui sono giustificata! ;-) L'unica cosa che potevamo cambiare è la bagna e le creme. Per cui ho utilizzato la crema pasticcera alla Montersino style con variante dello chef Fabio Campoli e per la bagna ho utilizzato la scorza del lime per aromatizzare lo sciroppo.

Ingredienti
300 g di farina bio tipo 0 Manitoba
3 uova grandi
100 g di burro
100 g di latte
25 g di zucchero
10 g di lievito di birra
½ cucchiaino di sale fino

Lievitino
Ho sciolto il lievito di birra con 50 g di latte tiepido e 1 cucchiaino di zucchero e impastato con 70 g di farina, tutti presi dal totale degli ingredienti. Ho fatto lievitare sino al raddoppio.
Primo impasto
Ho versato nel bicchiere della planetaria il lievitino, il resto della farina e le tre uova. Ho mescolato e poi aggiunto il latte un pò alla volta ma ne ho utilizzato meno di 100 gr. con il gancio ed impastato per 20 minuti.
Ho coperto il boccale e lasciato lievitare per circa un’ora! Al controllo l'ho trovato bello gonfio!
Secondo impasto 
Ho lavorato il burro a pomata e lo zucchero  in una ciotola sino a renderlo morbidissimo  ed aggiunto il sale.
Ho riavviato la planetaria e ho aggiunto il burro un cucchiaio alla volta, mai prima che il precedente fosse completamente assorbito sino a completa incordatura. Non chiedetemi perchè ma a me l'impasto è venuto morbido e più che le palline sono riuscita a collocarlo a cucchiaiate nel disporre l’impasto nello stampo. Ho coperto con telo umido e ho lasciato lievitare fino al bordo. Ci ha impiegato poco più di un'ora nel forno a luce accesa. L'ho tolto dal forno ho alzato la temp. a 220° e subito abbassato a 200° lasciandolo cuocere per 25 minuti. Antonietta dice di coprirlo dopo 10 minuti che è dentro con un foglio di alluminio ed era giusto perchè la superficie era già bella biscottata. Dopo la cottura l'ho lasciato 15 minuti fermo. Poi l'ho sformato e bagnato con lo sciroppo posizionandolo su una gratella con sotto una ciotola, così raccoglievo il liquido per poi ribagnarlo ogni 15 minuti circa fino a completo assorbimento di tutto lo sciroppo.

Sciroppo
1 litro di acqua
400 gr. di zucchero 
Scorza di un lime

Ho scelto di decorarlo con frutta fresca, crema pasticcera e panna....non mi sono fatta mancare nulla!

Crema pasticcera (L. Montersino, con mie varianti)
400 gr. latte intero (io 500 gr. di panna del totale come suggerisce lo chef Fabio Campoli)
100 gr. panna
150 gr. tuorli
150 gr. zucchero
15 gr. di amido di mais (io solo amido di mais nel totale cioè 35 gr.)
15 gr. di amido di riso
1 bacca di vaniglia (solo i semini)
2 fogli di colla di pesce (mia decisione per avere più stabilità)

Mettere a bollire la panna. Montare i tuorli con lo zucchero aggiungere i semini di vaniglia e l'amido. Ammorbidire la colla di pesce con acqua fredda. Aggiungere la montata alla panna mescolare rimettere sul gas un paio di minuti fino ad addensamento. A questo punto aggiungere la colla di pesce ben strizzata. Sistemare su una pirofila bassa e larga con della pellicola per alimenti ben aderente e far freddare.

Decorare quindi il babà. Posizionarlo al centro di un'alzatina. Avevo delle piccole pesche noci bianche molto profumate e le ho tagliate a spicchi guarnendo il babà tutto intorno. Poi con una sacca a pochè o riempito il buco centrale di crema pasticcera e decorato la parte superiore con grosse fragole. Poi ho concluso con fiocchi di panna montata con un poco di zucchero a velo. 
Con questo Babà partecipo alla sfida mensile dell'MTC n. 39 ospitato dal blog Trappola Golosa di Antonietta

                                         



Romanesco, Cene Circuito cucina romana presto sul blog!

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A Roma dal 29 maggio al 20 giugno in un circuito di Ristoranti e Gastronomie
Torna  Romanesco: cucina, tradizione e territorio
nel segno dell’eccellenza
 Presto avrete un resoconto dettagliato su una parte del circuito!

Torna Romanesco, il Circuito di Eccellenze dei ristoratori e dei prodotti tipici della Città di Roma. Con la Camera di Commercio di Roma e l’impegno organizzativo dell’Azienda Romana Mercati (ARM) - Azienda Speciale della CCIAA di Roma -  e della collaborazione delle Associazioni di Categoria e dei Consorzi di Tutela di riferimento, parte la seconda attesa edizione. Venti, in tutto, i locali che hanno aderito a questa nuova edizione e che, a turno, proporranno un menu made in Rome. 

Un team che riunisce esponenti di diversi stili: classici, innovatori, emergenti per un viaggio gustoso che certamente appassionerà i gourmet romani che vorranno approfittare di Romanesco per esplorare i gusti e i sapori di una delle cucine più famose al mondo.

Ogni ristorante, nel periodo compreso tra il 29 maggio e il 20 giugno, proporrà nella data prescelta un menu “Romanesco”con la propria ricetta “bandiera”. Per chi volesse cimentarsi in cucina nei ristoranti saranno disponibili dei volumetti, in italiano e inglese, che raccolgono le ricette con i loro ingredienti e modalità di preparazione oltre ad un breve profilo dei locali segnalati.

Per il calendario completo degli appuntamenti e i costi proposti dai singoli locali, consultare il sito www.romanesco.roma.it.

La novità di quest’anno è quella di aver voluto mettere in risalto le caratteristiche di cinque prodotti tipici e tradizionali del paniere agroalimentare romano: 
l’Abbacchio Romano IGP, 
il Pecorino Romano DOP, 
la Ricotta Romana DOP, 
le Olive da Mensa e 
l’Olio Extravergine di Oliva Dop Sabina. 

Cinque eccellenze che saranno protagoniste non solo nei piatti “bandiera” dei menu di Romanesco, ma anche nei negozi gourmet di Roma in Tavola, iniziativa camerale collegata a Romanesco e che coinvolge una serie qualificata di esercizi di gastronomia della città di Roma.

Un’azione sinergica che mette il consumatore nelle condizioni ideali per approfondire la propria conoscenza di questi prodotti e delle loro potenzialità. Mappa e indirizzi dei ristoranti e negozi sono sul sito www.romanesco.roma.it.

Sarà possibile seguire in tempo reale tutti gli aggiornamenti di Romanesco 2014 attraverso i canali social dedicati:

Hashtag di riferimento: #romanesco  #Romanesco
Facebook: Romanesco
Twitter: @romanescoroma
Instagram: romanescoroma


Taste of Art e un'omaggio a La Molisana

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Tabouleh o Taboleh o Tabbouleh o Tabuli è pietanza araba predominante in Siria, Libano, Turchia, Palestina..un'insalata a base di bulgur (frumento integrale, grano duro germogliato, che subisce un particolare processo di lavorazione. I chicchi di frumento vengono cotti al vapore e fatti seccare, poi vengono macinati e ridotti in piccoli pezzetti; è molto diffuso in Medio Oriente) con prezzemolo, pomodori, menta, cetrioli condita con limone e olio extravergine. Il termine Tabbulè significa "leggermente speziato" ed è diventata l'insalata più diffusa nella cucina mediorientale. La mia variante è un piatto fresco, adatto al caldo estivo: un vero e proprio toccasana saporito e leggero da portare in ufficio, al mare da tenere al fresco per goderne i benefici. Cosa ho modificato dalle versioni originali? Invece del bulgur ho utilizzato una pasta, un tipo di pasta particolare de La Molisana che si chiama Corallini 63. Mi è piaciuta molto la variante, sarà perchè la pasta La Molisana ha una tenuta di cottura notevole che garantisce la riuscita di qualsiasi piatto permettendoti di  "giocare" con la fantasia.
Questo piatto lo regalo al progetto Smart Food Istituto Europeo di Oncologia è un progetto di ricerca in Scienza della Nutrizione e Comunicazione promosso dall'Istituto Europeo di Oncologia di Milano. La missione che si pone è quella di:
  • Identificare e selezionare composti bio-attivi nel cibo che hanno effetti sulle vie metaboliche legate alla longevità
  • Valutare gli effetti degli smart foods nella cura e prevenzione delle malattie in modelli sperimentali e clinici
  • Promuovere la salute attraverso la nutrizione e la prevenzione primaria delle malattie correlate all’alimentazione.
Tabouleh

Ingredienti:                                        per 4 persone
Pasta Corallini 63 La Molisana              250 gr.
Aglio                                                    1/2 spicchio
Pomodori piccadilly                              250 gr. (o verdoni da insalata)
Cetrioli                                                 2
Menta piperita                                      un mazzetto (o basilico)
Olio sale e pepe                                   q.b.
Succo di limone                                    2

Preparazione: Cuocere i Corallini al dente e scolarli. Preparare i pomodori in un'insalatiera: togliere la buccia, i semini interni e l’acqua, tagliare a dadini, ridurre a dadini anche i cetrioli, aggiungere il succo dei limoni, il trito di menta piperita (mi raccomando a mano) il sale e pepe bianco. Aggiungere anche mezzo spicchio di aglio grattugiato, ma è facoltativo. Condire con olio extravergine di oliva abbondante e mescolare ai Corallini. Tenere in frigo fino al momento di essere servito.
Se non si consuma in giornata tenere gli ingredienti separati e unirli almeno 4 ore prima di andare in tavola, altrimenti si crea troppa acqua dei pomodori e dei cetrioli. Ottimo anche come ripieno di pomodori svuotati e salati.

    Attraverso il blog di Fabrizio Savigni (si occupa di Media Relation e di Marketing PR) Sauce&Life Project(partner de La Molisana) e dal binomio Arte e Cibo è nata una serie di incontri e di veri e propri corsi interattivi per degustare l'arte! 
    Sul blog di Fabrizio si legge "Kandinski diceva che l'arte è cibo per l'anima, così il cibo diventa il nutrimento per gustare, ed apprezzare l'arte, e da essa ne è influenzato." Ed ecco l'evento a cui sono stata invitata insieme a Tamara Giorgetti (un pezzodellamiamaremma), Laura Bechis (semplicemente cucinando) e Giada Piper Van Aardig (Kosher Lady Cucine d'Italia) Taste of Art uno degli appuntamenti è stato il 5 giugno alla galleria Rossmut il quale è stata selezionata come parte del percorso di Vinòforum Around, fuori salone dell’evento che si svolgerà a Roma dal 6 al 21 giugno e dove in questa occasione ci siamo  confrontati con le opere di Ricardo Miguel Hernàndez e Dirk Vogel, protagonisti della mostra “Us and them” a cura di Loretta Di Tuccio con la collaborazione di Fabrizio Savigni. Foto, bellissime surreali, suggestive e al tempo stesso inquietanti. Due stili diversi e due autori agli antipodi. 


















    Ispirato dalle opere dei due artisti lo chef Luca Giovanni Pappalardo, storico dell’arte e chef di Sauce & Life Project interpreta i propri piatti. Nel primo la suggestiva serie fotografica “Vivendo con il nemico”, scatti di interni domestici realizzati durante una delle fumigazioni a L’Avana, dove l’assenza dei soggetti proietta il pensiero verso uno scenario quasi surreale. Queste fumigazioni sono imposte dallo Stato per eliminare la zanzara che provoca la Febbre Gialla ma sono più dannose della zanzara stessa e lasciano il silenzio, il vuoto...l'assenza e lo chef ha interpretato questa migrazione verso una vita più chiara e pulita attraverso un meraviglioso piatto che ha chiamato Farfalle rigate La Molisana con piselli, sgombro, emulsione di basilico e dadolata di pomodori freschi e nocciole. Un'ottima pasta fredda intepretata egregiamente tenendo conto degli obiettivi dello SmartFood il programma di nutrizione IEO. Questo il loro commento sul piatto: "Il connubio dei diversi ingredienti presenti in questa ricetta la rendo particolarmente ricca di molteplici proprietà salutari. I grassi buoni, contenuti nello sgombro e nelle nocciole, sono ottimi per la salute del cuore, e permettono inoltre di assorbire al meglio le vitamine D ed E, dette liposolubili proprio per questa loro caratteristica di sciogliersi, ed essere assorbite in maniera ottimale, grazie alle sostanze grasse".
     
    L'altro piatto Pantacce toscane La Molisana piccanti con ricotta di capra, ceci, fagioli e spinacina cruda, si ispira alle opera di Dirk Vogel: l'autore nasconde i volti attraverso maschere, quindi lo chef fa il contrario usa legumi come ceci e fagioli che in natura troviamo nascosti dai baccelli e mettendoli a nudo eliminando "il nascondere dietro un dito" ciò che invece è evidente, e l'associa alla ricotta di capra per dare un'idea di esterno di campagna centrando l'idea su un paesaggio naturaleUn'ottima pasta fredda intepretata egregiamente tenendo conto degli obiettivi dello SmartFood il programma di nutrizione IEO. Questo il loro commento sul piatto: "L'utilizzo di verdure e di legumi, arricchisce questo piatto unico di fibra alimentare. Le proprietà della fibra sono molteplici, prime fra tutte la capacità di migliorare il carico glicemico dell'intero piatto, ideale per chi soffre di iperglicemia. Inoltre, il consumo regolare di fibra, è in grado di abbassare il rischio di insorgenza di neoplasia del colon, una delle malattie più diffuse nella nostra popolazione".

    http://www.ansa.it/terraegusto/notizie/rubriche/fiereeventi/2014/03/04/Nasce-Taste-Art-_10180398.html
    http://www.unpezzodellamiamaremma.com/2014/06/taste-of-art-aperitivo-per-degustare-larte.html/
    http://www.sauceandlife.com/arte/-/asset_publisher/OU4V4TKMwsvA/blog/us-and-them-doppia-personale-di-dirk-vogel-e-ricardo-miguel-hernandez/
    http://www.lamolisana.it/giovanni-pappalardo
    http://vinoforum.it/around/
    https://www.ieo.it/it/PREVENZIONE/In-primo-piano/Smarfood/

    La Molisana sarà presente a Vinoforum con interventi e showcooking....non mancate!
    Vinoforum
    dal 6-21 giugno
    Lungotevere Maresciallo Diaz (Farnesina) Roma

     

    Torta millefoglie alle fragole

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    E' passato da poco il grande giorno! Forse il primo giorno importante nella vita di un bambino o bambina: la Prima Comunione! Un percorso, importante che ti prepara e ti rende consapevole della fede che dura ben due anni. E questa è la parte spirituale, poi arriva la parte ludica che è la scelta del vestito, le scarpe, il cerchietto, il parrucchiere, i regali, la torta....già la torta! Questa torta che vedete in foto, la mia Torta Millefoglie alle Fragole, è stata la dedica che ho voluto lasciare a mia nipote! Cosa non si fa per loro! Sono fortunata, ho due splendide nipoti, Eleonora e Arianna che amo allo stesso modo ma in maniera diversa: Eleonora mi è entrata nell'anima è come se fosse mia figlia, riconosco in lei tanto di me e mi infonde una tenerezza immensa. Vederla crescere e cambiare di giorno in giorno e renderti conto che sta diventando sempre più bella, più donna è sconvolgente! La sua è una bellezza d'altri tempi....potresti riconoscerla in un quadro! Arianna è ancora piccola ma è una grande donna: responsabile, affidabile, acuta, curiosa ed è bravissima in cucina. Senza esagerare potrei portarmela con i suoi 8 anni in una cucina professionale e farebbe la differenza! Infatti la sto tenendo d'occhio...chissà...! Due caratteri completamente diversi, due bellezze completamente diverse che ti suscitano la stessa curiosità di un bel film per cui non rinunceresti mai a vederne la fine! Essì sono proprio curiosa di vedere che strade prenderanno in futuro! Ritornando alla festa della Prima Comunione di Eleonora, la zia poteva mancare con una torta? Assolutamente no! L'abbiamo concordata insieme, abbiamo parlato, abbiamo scartato alcune scelte e alla fine ci siamo accordate su un classico: il mitico Millefoglie! Per la pasta sfoglia ho seguito le orme del maestro Montersino, i suoi consigli sul pastello e sul panetto, la cottura e soprattutto l'impermeabilizzazione delle sfoglie che è stata la parte determinante.

    Torta Millefoglie alle fragole

    Per la pasta sfoglia (di Luca Montersino)

    Pastello:
    farina 1,060 kg.
    acqua 660 gr.
    sale 30 gr.

    Panetto:
    Burro 1,500 Kg.
    Farina 440 gr.

    per la crema pasticcera (Montersino-Campoli)
    Panna 2 litri
    Tuorli 600 gr.
    Zucchero 600 gr.
    amido di mais 70 gr.
    amido di riso 70 gr.
    Bacca di vaniglia 2
    colla di pesce 6 fogli

    Per le fragole
    Fragole 500 gr.
    Zucchero 100 gr.

    Per la panna montata
    Panna montata
    1 bustina di pannafix

    Per il panetto: impastate la farina con il burro, senza lavorarli troppo; formate un panetto quadrato, appiattitelo e ponetelo in frigo per 1 ora coperto da pellicola.
    Per il pastello: impastate tutti gli ingredienti per qualche minuto, fino a ottenere un impasto liscio e omogeneo; riponetelo in frigorifero per almeno 30 minuti, coperto anch'esso da pellicola per alimenti.
    Allargate il pastello con il matterello dandogli la forma rettangolare, mettete al suo centro il panetto. Chiudete le due estremità laterali di pastello coprendo completamente il panetto. Appiattite con il matterello e, una volta raggiunto lo spessore di 1,5 cm, piegate la sfoglia in 3. Stendete nuovamente la sfoglia allo spessore di 1,5 cm, ma questa volta effettuate 4 pieghe. Riponete la sfoglia, coperta da pellicola, in frigorifero e lasciate riposare per altri 60 minuti circa, quindi tiratela fuori dal frigorifero e ripetete nuovamente le pieghe a 3 e poi ancora le pieghe a 4. Una volta ottenuta la sfoglia, prima di utilizzarla è necessario lasciarla riposare in frigorifero per almeno 1 ora.
    Dividere l'impasto in tre parti, stenderne una alla volta lasciando gli altri in frigo. Lo spessore sarà di 5 mm e prima di infornarlo dovete bucare la superficie il più possibile così otterrete una sfoglia più croccante. In realtà questa pasta viene talmente bene che a me con tutto che l'avevo accuratamente bucata è venuta molta alta rispetto a come avrei voluto. Non mi sono persa d'animo perchè dove ho potuto ho diviso a metà la sfoglia dopo cotta e ho farcito più strati. Cuocere nel forno su carta forno a 160°C per circa 30 minuti. Poi toglierla dal forno cospargere con zucchero a velo e rimetterla dentro alzando la temperatura a 240°C fino a caramellizzazione. A questo punto toglierla dal forno e spennellarla con burro di cacao fuso (non avevo quello in polvere) in questo modo la sfoglia si impermeabilizza e non assorbe l'umidità della crema.
    Una volta pronte le sfoglie si passa alla crema. La crema pasticcera sempre di Montersino con le mie varianti suggerite da Fabio Campoli la trovate qui.  Nella crema ho usato la colla di pesce per dare consistenza alla crema visto che la pasta sfoglia rimane comunque croccante e solida, per cui ho voluto evitare la fuoriuscita al taglio delle porzioni. Le fragole le ho cotte per pochi minuti con lo zucchero e poi raffreddate. Per la panna ho utilizzato una bustina di fissativo per panna proprio per evitare brutte sorprese di scioglimenti, trasporto e caldo. Nell'assemblare avevo dubbi sui tempi, il timore è quello che se lo prepari con troppo anticipo trovi , al taglio, la sfoglia mollata dall'umidità della crema....ma non avevo scelta..non ci stavo con i tempi..per cui mi sono fidata di Montersino e le sue sfoglie pennellate di burro di cacao impermeabilizzante hanno tenuto perfettamente. L'ho assemblata la sera prima alternando pasta sfoglia, strato di crema, cucchiaiate di fragole scottate con lo zucchero, di nuovo sfoglia e così via fino ad arrivare all'ultimo strato (ne ho fatti 4) lasciato pulito per poi essere decorato con panna, colorandone una parte con un pizzico di rosso per dare un pallido rosa. Prima ho ricoperto il dolce completamente di panna e livellato con spatola, poi disegnato il motivo ad intreccio (lo trovate facilmente in rete) con una bocchetta di acciaio che ha la punta a fessura che da un lato è liscia e dall'altro seghettata per dare l'effetto rigato. Tenuta in frigo tutta la notte e trasportata il giorno dopo alle 17,00 del pomeriggio....PERFETTA! anche al taglio fetta!





    Taste of Rome...A Settembre con novità!

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    Oggi conferenza stampa di Taste of Rome che si terrà a Roma dal 18 al 21 settembre 2014, all'Auditorium Parco della Musica. Roma diventerà teatro e punto di riferimento dell'enogastronomia di qualità e per la prima volta anche della cucina "sostenibile". Questa sarà la terza edizione e si terrà sui giardini pensili dell'Auditorium e sarà un'elegante esposizione per tutti i visitatori italiani e stranieri. Abbiamo ascoltato la presentazione egregiamente esposta da Mauro Dorigo, General Manager di Brand Events Italy dove ci ha illustrato tutti i numeri di Taste: 18 città importanti in tutto il mondo, cinque continenti dove a luglio si terrà Taste of Toronto, mentre in queste ore si sta aprendo Taste of London...insomma un successo dopo l'altro e favore di pubblico in crescita.
    Gli chefs protagonisti che aderiranno all'evento sono 12 fra i più famosi e conosciuti già dalle precedenti edizioni con qualche new entry: Giulio Terrinoni, Riccardo di Giacinto, Danilo Ciavattini, Andrea Fusco, Cristina Bowerman, Angelo Troiani, Anthony Genovese, Francesco Apreda, Heinz Beck, Fabio Ciervo, Roy Caceres, Daniele Usai. La novità di quest'anno sarà la postazione dello chef: non più attore sul palco ma uomo tra la gente, con un pedanina di 20 cm leggermente sopraelevata, poi grandi tavoli per la gente che gusterà le loro creazioni, un'avvicinarsi di più e stabilire un contatto. Sarà proprio come "Assaggiare i grandi chef"!!! 
    La sostenibilità nel piatto e la "Food Print": dalla cucina si può partire e insegnare regole sane di ecosostenibilità, e qui gli chefs proporranno piatti che con la loro esperienza e creatività saranno sostenibili per metodo di cottura, utilizzo dell'acqua e reperibilità degli ingredienti.
    Le novità di quest'anno saranno:
    Il Wine Caveau
    The Lab
    Blind Taste
    Area Kids
    Il Wine Caveau: una banca, un tesoro, mitici vini esposti ed aperti per essere gustati e non tenuti in attesa che diventino marsala. Un condivisione tra passionari, amici e intenditori.

    The Lab: Uno spazio che coinvolgerà i migliori pasticceri, panificatori e pizzaioli in brevi lezioni dove si potrà mettere le mani in pasta e carpire i segreti degli chef, i trucchi per gli impasti e le ricette per riuscite sicure.

    Blind Taste: Riconoscere i sapori al buio....interessante esperienza come in un gioco erotico si lascia spazio ai sensi per poter acuire i sensi in un gioco dove solo due saranno i protagonisti: l'olfatto e il gusto!

    Area Kids: un'area dedicata dove trasmettere messaggi positivi con esperienze educative: corsi dedicati ai bambini con libri, giochi e laboratori.

    Al Taste sarà presente il brand Voiello con degustazioni verticali narrate dallo chef che guiderà i visitatori attraverso i suoi piatti in un percorso di assaggi. Ovviamente la protagonista assoluta sarà la pasta.

    Tutto pronto, tutto perfetto, gli ingredienti per l'ennesimo successo sono vincenti ma un'appunto lo devo fare: il dr. Mauro Dorigo ha raccontato un'aneddoto riferito allo scorso anno riguardo una famiglia che voleva si restituisse loro, il costo del biglietto perchè il  bambino non aveva trovato nulla di suo gradimento da mangiare. Appoggio pienamente il dr. Dorigo quando sostiene che l'educazione alimentare è alla base di tutto, infatti i bambini vanno educati sia con i sapori che con gli odori, ed è per questo che con grande gioia apprendo la nascita dell'Area Kids dedicata appunto a questo importante compito. Per cui dr. Dorigo, fa bene ad incitare le famiglie a partecipare folte e numerose con i loro bambini. Ma poi leggo in fondo al comunicato stampa che i bambini fino a 5 anni non pagano ma che tra i 5 e i 13 anni pagano 10 euro....Ora dr. Dorigo se una famiglia di quattro persone volesse partecipare, di questi tempi, Lei capisce che sarebbe una spesa notevole, tanto più che un bimbo che va dai 5 ai 13 anni non solo non mangia quasi nulla ma nemmeno beve..perchè non provare, proprio per incentivare un'intento così nobile come quello della "trasmissione" oltre che della "condivisione" e dare l'opportunità perchè tutto ciò diventi una realtà?

    Taste of Rome
    18-21 settembre, 2014
    Auditorium Parco della Musica
    Via Pietro de Coubertin, 30
    Roma


    Pacchero alla ricotta e pecorino per #Romanesco, omaggio a Benito al Ghetto

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    Ho avuto il piacere di poter aderire a questa iniziativa. Essere romana e dover in qualche modo dar lustro alla nostra tradizione culinaria e a cinque prodotti che la caratterizzano è stato per me ancora di più motivo di orgoglio, visto tra l'altro che cerco di valorizzare da tempo realtà come quella della Marche e dell'Abruzzo con l'AIFB. Questo è parte del comunicato stampa di MG Logos, promotori di eccellenze di enogastronomia italiana che ringrazio:
    Dal 27 maggio è tornato Romanesco, il Circuito di Eccellenze dei ristoratori e dei prodotti tipici della Città di Roma. Il successo della prima edizione ha convinto la Camera di Commercio di Roma a riproporre l'iniziativa avvalendosi dell'impegno organizzativo dell'Azienda Romana Mercati (ARM)  della collaborazione delle Associazioni di Categoria e dei Consorzi di Tutela di riferimento. In questa seconda edizione, dove hanno aderito altri ristoranti, viene ribadito l'obiettivo dell'iniziativa: la promozione e la valorizzazione di prodotti e piatti tipici della cucina romana, in tutte le sue sfaccettature dalle interpretazioni più tradizionali, alle più creative. Quest'anno in particolare si è voluto mettere in risalto le caratteristiche di cinque prodotti tipici romani: 

    Queste cinque eccellenze sono state protagoniste non solo nei ristoranti aderenti all'iniziativa ma anche nei negozi gourmet di RomainTavola, iniziativa collegata a Romanesco che coinvolge una serie di esercizi di gastronomia della città. Gli indirizzi li potete trovare qui http://romanesco.roma.it/.
    Tra i ristoranti aderenti all'iniziativa due sono state le proposte da me scelte: è stato piacevolissimo trascorrere una serata da Benito al Ghetto e un rilassante pranzo a La Zanzara. Due locali completamente diversi per tipologia di arredamento e di menù.

    Benito al Ghetto: questa Osteria sta li dal 1967, cucina romana da sempre, semplice ma efficace. E' stata rilevata da Nicola e Massimo che hanno deciso di non modificare nulla, hanno lasciato i pavimenti, le piastrelle la muro, il bancone all'ingresso poi due salette attigue con una grande lavagna con su il menu del giorno. A pranzo la politica è "non si prenota" chi trova posto è fortunato ed assaggia ottime carbonare e amatriciane con 3 o 4 scelte di secondi piatti. Nessuna fretta sia per un pranzo frugale che per fare due chiacchiere. La sera il menu si fa più creativo, sempre piatti della tradizione ma magistralmente vestiti dallo chef che incanta con la sua elegante essenzialità. Un posto rilassante dove trascorrere una piacevole serata che non può non chiudersi con un ottimo tiramisù in tazzina da caffè! Personale impeccabile, finalmente un cameriere preparato, discreto e simpatico ma soprattutto istruito sugli ingredienti dei piatti.
    In occasione di questo evento, noi Food-blogger siamo stati stimolati ad aderire ad un contest che in qualche modo ha la funzione di chiudere il cerchio di questa manifestazione, valorizzando appunto uno o alcuni dei prodotti elencati caratteristici sia del territorio romano, che come porta bandiera dell'iniziativa. Nella mia proposta ho scelto sia la Ricotta Romana DOP che il Pecorino Romano DOP, due prodotti immancabili e radicati nella nostra tradizione culinaria. Un primo piatto importante, come importanti sono i due ingredienti principali:

    Pacchero alla ricotta e pecorino

    per 4 persone
    Paccheri 16 (mettetene un pò di più potrebbero spaccarsi in cottura)
    300 gr. di Ricotta Romana DOP
    100 gr. di Pecorino Romano DOP
    Burro q.b.
    *Fondo bruno di Abbacchio Romano IGP
    cannella, sale e pepe

    *Fondo bruno: Ossa di agnello e scarti di carne, sedano, carota, cipolla, aglio, olio extravergine, brandy o vino, un cucchiaio di farina e acqua. In una casseruola con l'olio far rosolare le ossa e gli scarti di carne a fuoco vivace. Aggiungere le verdure a dadini e continuare la rosolatura sempre a fuoco vivace. A questo punto aggiungere la farina e far tostare a lungo fino quasi a brunire le verdure e la farina. Ora versare l'alcool far evaporare sempre mescolando e coprire appena con dell'acqua bollente. Abbassare la fiamma e far cuocere dolcemente per almeno 2/3 ore coperto. Ogni tanto controllare perchè la presenza della farina potrebbe far attaccare al fondo della pentola le verdure. Se occorre aggiungere altra acqua bollente e proseguire fino al raggiungimento delle 2...meglio 3 ore. Passare al colino cinese raccogliere solo la salsa bruna densa ed eliminare ossa e verdure. Questa salsa può essere surgelata in piccoli vasetti e usata per insaporire risotti, pasta, ripieni dei ravioli o dei paccheri o conchiglioni.
    P.S. Di solito ho sempre in freezer diversi fondi a seconda della carne o pesce che ho avuto a disposizione. Le ossa non le getto mai preferisco sfruttarle appunto per fondi gustosi e saporiti. Così si evita in caso di necessità di aggiungere estratti di carne commerciali o dadi di sapore piatto e scontato.

    Aggiungere 4 cucchiai di fondo bruno alla ricotta mescolando accuratamente, unire metà del pecorino grattugiato e pepe abbondante. Cuocere la pasta al dente togliendola 2 minuti prima lasciandola scolare su un canovaccio pulito. Riempire una sac a poche con il composto di ricotta e pecorino. Imburrare una teglia da forno, riempire i paccheri con la ricotta e adagiarli nella teglia. Coprire con la ricotta avanzata dalla sacca e spolverizzare il rimanente pecorino e una passata di cannella in polvere, qualche fiocchetto di burro ed infornare a 180°C per 15 m. Quando la pasta sarà gratinata con una gradevole crosticina in superficie servirne 4 a porzione.

    Con questa ricetta partecipo al Contest #Romanesco




    Piadine alle tre farine, per tre ripieni con tre salse e tre aiutanti .............MTC n. 40, oggi ti faccio contare!

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    Niente avrebbe potuto divertirci di più: le Piadine! Perchè ti faccio contare questo mese caro MTC e Tiziana? Perchè ho preparato piadine con tre farine diverse; perchè ho creato per loro tre ripieni diversi abbinati al sapore delle loro farine; perchè le hanno fatte tre bambini mio figlio e le mie due nipoti; e perchè ho abbinato tre salse imperdibili! Vi serve il pallottoliere? No dai, è stato solo puro divertimento e tanto...tanto gusto! Ve la faccio corta e racconto: 

    Zia (io): Bimbiiiiiiiiiii, a raccolta! Sabato facciamo le piadine!
    Bimbi: Siiiiiiiii, dai zia dicci che dobbiamo fare (femmine)......a Mà, macchè devo cucinare pure io? (mio figlio....maschio!) notare la differenza di approccio..... :-(

    Arianna e Tomas hanno impastato 250 gr. di farina a testa per l'impasto delle piadine con farina di grano Solina. Questa farina l'ho acquistata all'Aquila nel contesto della manifestazione "Tipici dei Parchi", dove insieme ad altre blogger sono stata inviata dall'Associazione Italiana Food Blogger (AIFB). La farina di grano Solina è coltivato in alcuni Comuni montani della provincia dell'Aquila ed un'esplosione di sapore.  Un grano tenero molto resistente alla coltivazione capace di combattere le erbe infestanti. La spiga è molto rustica resistente al freddo, adatta a terreni poveri, di produttività limitata. La farina è poco tenace e ideale alla panificazione o alla produzione di pasta. Insomma da provare!
    Ad Eleonora invece ho riservato due impasti più difficili: uno con la farina Solina e la farina di fave e l'altro sempre con la farina Solina e la farina di lenticchie. La farina difave di Fratta Rosa proviene da un'acquisto in quel di Castignano quando andammo per il festival della Anice Verde. Una farina meravigliosa a grana un pò spessa, profumata e sperimentata da noi blogger presenti all'evento, spezzata con farina bianca o utilizzata in purezza, per pasta fatta in casa. E la farina di lenticchia anch'essa saporita tutta da provare acquistata dall'Azienda Agricola Poggi. 
    Confesso che parte dell'impasto con sola farina Solina l'ho fatto subito la sera stessa e non vi racconto il tripudio, il successo che hanno avuto quelle piadine con i bambini e anche per noi adulti ovviamente! Il restante impasto e tutto quello di fave e di lenticchie hanno fatto il loro bel riposo (24 ore) come suggerisce Tiziana del blog l'Ombelico di Venere ideatrice dell'MTC n. 40

    Questa la ricetta delle sue piadine di farina di grano Solina:
    500 g di farina Solina
    125 g di acqua
    125 g di latte parzialmente scremato fresco
    100 g di strutto
    15 g di lievito per torte salate
    10 g di sale fine
    1 pizzico di bicarbonato di sodio

    Le Piadine di fave e di lenticchie stesse dosi

    200 gr. di farina di grano Solina
    50 gr. di farina di Fave di Fratta Rosa 
    63 gr. di acqua
    63 gr. di latte
    50 gr. di strutto
    5 gr. di sale fino
    7 gr. di lievito bianco per torte salate

    Le Piadine di farina di lenticchie Poggi

    200 gr. di farina di grano Solina
    50 gr. di farina di lenticchie Poggi 
    63 gr. di acqua
    63 gr. di latte
    50 gr. di strutto
    5 gr. di sale fino
    7 gr. di lievito bianco per torte salate

    Fate scaldare al microonde il latte e l'acqua per pochi secondi in modo che siano tiepidi. Lasciate ammorbidire lo strutto mezz'ora circa fuori dal frigorifero. Su di un tagliere disponete la farina (o le farine nel caso delle fave e delle lenticchie) e fate un buco al centro con la mano. All'interno mettete lo strutto a pezzetti con il lievito, il bicarbonato e il sale, schiacciatelo con la forchetta per ammorbidirlo, aggiungete l'acqua e il latte. La consistenza inizialmente potrebbe essere un pochino appiccicosa e la pasta si attaccherà al tagliere ma impastando per una decina di minuti, cambierà staccandosi e diventando molto morbida e liscia. Se il liquido è troppo poco si sfalda e risulta un po' dura. Mettete l'impasto in una ciotola e coprite con la pellicola per alimenti. Lasciate riposare 48 ore al fresco, massimo 20°C, se fosse più caldo potete lasciare riposare la pasta in frigorifero e metterla a temperatura ambiente 2 ore prima dell'uso. La pasta ottenuta sarà circa 850 grammi, dividetela in 6 pezzi da 140 grammi circa (io le ho fatte più piccole) e formate delle palline, lasciatele riposare almeno mezz'ora. Infarinate appena il tagliere e disponetevi una pallina d'impasto, schiacciatela con la punta delle dita, stendete la piadina con il mattarello girandola spesso in modo che rimanga rotonda. Avrà un diametro di circa 20 centimetri e uno spessore di 0,5 centimetri. Scaldate il testo o l'apposita teglia di terracotta, su un fornello a doppia fiamma, con sotto uno spargifiamma.  La temperatura non dovrà essere troppo alta altrimenti la piadina si brucia fuori e rimane cruda all'interno, ma nemmeno troppo bassa. Potete fare una prova con un piccolo pezzetto di pasta per regolare la giusta temperatura. Cuocete pochi minuti per lato, controllate sempre alzando la piadina con una paletta. Disponete le piadine una sull'altra in modo che rimangano calde mentre le cuocete.
    L'impasto è stato fatto tutto a mano dai miei bambini e le piadine sono state cotte da loro con padella di ghisa facendo molta molta attenzione! 

    Il ripieno è stato dettato dal sapore delle farine e conseguentemente anche le salse: 
    • Piadina di grano Solina con ripieno di fette di fesa di tacchino, MayoSoya, spinacini rossi e verdi
    • Piadina di grano Solina e farina di lenticchie ripena di pollo marinato allo zenzero e limone saltato con julienne di carote e cavolo cappuccio con MayoCarrot

    • Piadina di grano Solina e farina di Fave di Fratta Rosa con ripieno di pecorino semi-stagionato, uova sode eHummus di fave.

    MayoSoya: maionese senza uova

    50 gr. di latte di soia
    100 gr. di olio di soia
    1/2 cucchiaino di curcuma
    1 cucchiaino raso di sale fino
    20 gr. di limone
    1 cucchiaino di senape

    Mettere tutti gli ingredienti nel barattolo del minipimer e frullare fino a completo addensamento. Ottima!

    MayoCarrot: maionese di carote

    250 gr. carote 
    1 cucchiaio di succo di limone 
    1 cucchiaino di senape 
    olio extravergine di oliva delicato
    sale e pepe q.b.

    Bollire le carote in acqua e sale, devono cuocere molto. Scolarle e metterle nel mixer e tritare aggiungere succo di limone, senape, sale e olio a filo ma non tanto fino a dare la giusta consistenza. Lasciare riposare in frigo. Questa maionese mi è stata insegnata dalla mia chef Necci Bertini in una delle primissime lezioni con lei.

    Hummus di fave

    500 gr. di fave con buccia
    2 cucchiai salsa tahina 
    Succo di mezzo limone
    sale, pepe
    un pezzetto di aglio grattugiato

    Lessare le fave con la buccia in acqua e sale. Spellarle e metterle nel bicchiere del mixer insieme agli altri ingredienti. Frullare bene e conservare in frigo. Prima di servire mettere un filo di paprika.

    Con questa ricetta partecipo all'MTC n. 40 con tema La Piadina Romagnola suggerito da Tiziana del blog L'Ombelico di Venere




    Kartupeļu rulete ar maltās gaļas pildījumu.....per il CrossCooking del Parmigiano Reggiano

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    Il piatto che vi mostro è uno dei tanti che caratterizza lo Stato Lettone. Essì, ho scelto la Lettonia ed il motivo per cui l'ho fatto è che ho trascorso lì i tre mesi più importanti della mia vita. Qui ho conosciuto mio figlio ed ho vissuto con lui un pezzo della sua storia e della sua vita. Qui ho cercato un filo virtuale da legare al mio: due vite, due storie, due paesi lontani, abitudini diverse.



    Da questa fusione è nata la nostra famiglia, quella attuale per cui mio marito non ha dovuto mai faticare ad essere riconosciuto come padre mentre io ho sudato tanto e sofferto molto per essere accettata come donna e come madre. Devo dire che la cucina è stato un veicolo: riuscivo ad avere un contatto con il mio bambino solo quando cucinavamo insieme. In quella cucina al centro di Riga abbiamo realizzato diversi dolcetti per la colazione, abbiamo cucinato la pasta che lui non conosceva e che ha subito accettato con entusiasmo ed ha conosciuto tanti altri cibi di cui ignorava l'esistenza. Ma avevamo il problema del reperimento di alcuni ingredienti a noi cari e punti cardini della nostra alimentazione mediterranea. Uno di questi era il Parmigiano Reggiano oltre l'olio extravergine, il prosciutto crudo, la mortadella, la mozzarella...insomma il primo mese fu veramente duro anche per altri motivi comprensibili...poi passò, e per amor suo mi immersi in quella realtà, andando a fare la spesa al mercato tra la gente, cucinando alcuni loro piatti. 


    Acquistai un libro di ricette lettoni in inglese sperimentando alcuni piatti, un'alimentazione lontana dalla nostra, essì che loro hanno a che fare con temperature ben diverse dalle nostre, con un sapore predominante che è l'affumicato, metodo di conservazione tipico dei Paesi dell'Est. Gradevole inizialmente per diventare poi insopportabile ma accettammo anche quello. Un alimento invece che non riuscii a sostituire fu il Parmigiano Reggiano. Una piacevole scoperta per mio figlio che divorò e divora tutt'ora con piacere. Dovevo arrivare al centro di Riga e recarmi in un grosso magazzino di prodotti esteri per trovare la parte dedita alla gastronomia internazionale ed era li! Al Parmigiano Reggiano non si poteva rinunciare anche a discapito del prezzo! E non si trovava un sostituto, anche se nei supermercati era pieno zeppo di Parmisan, un formaggio non ben definito che portava sulla confezione i colori della nostra terra e improbabili nomi italiani.

    Da qui è nato questo piatto lettone il Rotolo di patate, carne macinata e panna acida, mangiato più volte sul posto e che ho impreziosito con il nostro nobile Parmigiano Reggiano sostituendolo al loro "rīvētu sieru" (formaggio grattato). Anche l'aggiunta dell'olio extravergine d'oliva ha fatto la differenza al posto del burro o olio vegetale.


    Kartupeļu rulete ar maltās gaļas pildījumu ovvero 
    Rotolo di patate, carne macinata e panna acida

    Patate farinose 1 kg
    Uovo 1
    Parmigiano Reggiano 50 gr.
    Panna acida 2 cucchiai
    sale, pepe

    Ripieno

    Carne di manzo macinata 300 gr.
    Cipolla media 1
    Olio extravergine di oliva q.b.
    Brodo di manzo q.b.*
    sale, pepe

    *Brodo di manzo: 200 gr. di carne di manzo da brodo, sedano, carote, cipolla, acqua e sale. Tutti gli ingredienti vanno in una pentola e coperti di acqua. Si fa bollire a fuoco basso per almeno 1 ora. Controllare l'acqua per evitare che evapori. Filtrarlo e lasciarlo da parte per cuocere il macinato per il ripieno.



    Preparare il brodo di manzo come descritto. Lessare le patate. Lasciarle raffreddare, pelarle e passarle allo schiacciapatate raccogliendo il tutto in una ciotola. Aggiungere l'uovo, il Parmigiano Reggiano, la panna acida, il sale e il pepe. Stendere su una garza bagnata o carta da forno l'impasto di patate deve avere uno spessore di almeno un centimetro. Preparare il ripieno raccogliendo in una padella l'olio extravergine e la cipolla sminuzzata. Far soffriggere e bagnare con poco brodo. Aggiungere ora la carne macinata e portarla a cottura aggiungendo ogni tanto un poco di brodo fino a farlo ridurre del tutto a cottura ultimata. Far raffreddare. Versare il ripieno di carne sulle patate stese distribuendola bene anche sui bordi. Arrotolare con delicatezza aiutandovi con la garza o la carta forno fino a chiudere. Predisporre una teglia rettangolare con dentro un poco di olio extravergine adagiarvi il rotolo,  cospargerlo di Parmigiano Reggiano grattugiato e pepe. Inserirlo nel forno già a 200°C per almeno 40 minuti fino a completa doratura. Lasciarlo raffreddare e tagliare in tranci da servire con un insalata di pomodori senza condimento e una ciotolina di panna acida.

    Con questa ricetta partecipo al CrossCooKing 2014 del Parmigiano Reggiano   




    Primo Contest Digitale "Romanesco"

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    Martedi 8 luglio in Piazza Sant'Ignazio 144 a Roma nella sede dell'Azienda Romana Mercati della Camera di Commercio si è svolto l'atto finale di Romanesco il Circuito di Cucina Romana per promuovere 5 prodotti caratteristici del nostro territorio: l'abbacchio, la ricotta romana, il pecorino, l'olio della Sabina e le olive da mensa.Qui trovate un precedente post che vi illustra uno dei Ristoranti visitati da me facenti parte del Circuito.

    Il filo conduttore di questa iniziativa è stata la valorizzazione di questi cinque prodotti sia da parte dei ristoratori aderenti; sia dai negozianti aderenti che da noi food blogger. Infatti il nostro coinvolgimento si è concluso con un simpatico Contest che ci ha visto "gareggiare" fra di noi con ricette sia dolci che salate riconducibili al tema dell'iniziativa. E proprio martedi c'è stata la premiazione, con una valutazione da parte di una giuria eccellente composta da Salvatore Tassa chef d'eccellenza, Alessandro Scorzone grande sommelier, Andrea  Cuomo e Fabio Turchetti giornalisti enogastronomici, nella quale hanno dato grande spazio all'immagine valutando il look dei piatti proposti. I foodblogger erano 12, tra cui la sottoscritta, con interessanti ricette: Cubotti ricotta e cioccolato all'anice stellato di Candida de Amicis, Soffice di Ricotta Romana DOP e ciliege di Chiara Caruso, Mezzemaniche con crema di ricotta al Pecorino Romano di Enrico De Ruvo, Sbriciolata di ricotta e visciole di Fedora D'Orazio, Insalata estiva con Pecorino di Manuela Mancino, Pennoni rigati con crema di pecorino, menta, pomodori e pistacchi di Mario Di Marino, Pasta cacio e pepe di Monica Zacchia, Muffin alle olive e pecorino romano di Patrizia De Angelis, Pacchero alla Ricotta e Pecorino di Sabrina Tocchio (MIO!!!), Brownies al Brandy con Ricotta di Silvia De Leonardis, Cacio e pepe con fili di zucchine di Tamara Giorgetti, L'Amatriciana di mamma di Vissia Nucci. Un particolare appunto va rivolto alla Società MG Logos che con la preziosa organizzazione dei suoi valentissimi collaboratori ha coccolato e curato tutti noi partecipanti al Circuito: Maria Grazia D'Agata, Luigi Abate e la dolcissima Giulia Murdocca.

    Ed ora bando alle chiacchere, le vincitrici del primo e secondo premio sono state:

    Fedora D'Orazio con la sua Sbriciolata  

    Patrizia De Angelis con il suo Muffin

    Congratulazioni ragazze!



    Stracciatella profumata al limone con crocchette di patate

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    Ecco la mia ricetta per il Contest dell'anno! Le amate Bloggalline stanno riscuotendo un successo planetario, ogni giorno troviamo news su collaborazioni e concorsi...beh ragazze insieme si va lontano! 
    E nel tempo tutto questo è diventato una forza, una risorsa, una realtà che ha incuriosito molti....ma in fondo siamo solo Donne! 
    E che donne! 
    E quando le donne si mettono insieme e si uniscono diventano una valanga, ed ecco cosa ti combinano:


    In collaborazione con INformaCIBO, il quotidiano web del Gusto, partecipiamo all'evento internazionale de "La Cucina Italiana nel Mondo verso l'EXPO 2015" promosso da INformaCIBO con il patrocinio di Expo 2015 a Milano. La consapevolezza che le nostre ricette si uniranno a quelle dei grandi chef mi emoziona, come sapere del prezioso appoggio di grandi sponsor come il Consorzio del Prosciutto di Parma, del Parmigiano Reggiano, Fabbri e altri. 
    Per la categoria "Il Territorio in Cucina" ho voluto proporre un piatto della tradizione Laziale. 
    Un ricordo d'infanzia di profumi, odori, gusto....erano anni che non mi capitava più di mangiarlo e grazie a questo Contest ho ripercorso passi antichi, ho rivissuto quegli odori, quei sapori.....

    ....Tutte le estati della mia infanzia le ho trascorse a Borbona un paesotto circondato dalle grandi catene del Terminillo, della Laga, del Gran Sasso e dalle colline a pochissimi chilometri dal confine con l'Abruzzo. 
    Si trova a 760 m s.l.m. ed è un luogo di soggiorno sia estivo che invernale molto apprezzato. 
    Lì c'è una parte di me, anche se il tempo è tiranno e non ti permette mai di poter partire e rifugiarti li tutte le volte che vuoi...tutte le volte che ne hai bisogno....
    ...Qui c'erano i miei nonni paterni e qui ho respirato la cucina, le tradizioni, la cultura. 
    I miei erano contadini, lo sono sempre stati fino alla fine: nonno portava le bestie al pascolo, nonna si occupava della casa, delle galline, del maiale e del fieno da rigirare in estate sotto il sole cocente per farlo asciugare e mantenere per l'inverno...foraggio per gli animali da stalla. 
    I prodotti che imperavano in cucina erano quelli della terra, quello che la forza del tuo lavoro ti rendeva. Semplici prodotti ma fondamentali come uova, farina, formaggio, patate, carne dei loro animali. Quando nonna decideva di uccidere una gallina, so che era un peso per lei ma il cibo serviva per sfamare...le sue galline! Nonna le chiamava e loro arrivavano tutte a raccolta correndo e facendo levare polveroni di terra dietro di loro...era uno spettacolo vederle! 

    Ma il giorno che una di loro veniva sacrificata era per fare il brodo. 
    Tutte le sere anche d'estate nonna e nonno avevano sulla loro tavola una minestra o di verdure o di legumi o il brodo di gallina. Ricordo che era quello che più mi piaceva perchè nel brodo cotto e caldo c'erano immerse le uova che di solito si trovavano all'interno dell'addome della gallina. Adoravo quei piccoli ovetti sodi che nonna mi metteva da parte. 
    Mi piaceva il brodo, da morire. 
    Nonna usava farlo con l'uovo, quel piatto povero e semplice ma tanto nutriente e poco costoso che si chiama Stracciatella
    Un piatto tipico Laziale, consumato anche in altre regioni del Centro Italia. Mi piaceva vederlo fare, perchè rimanevo rapita dalla magia della coagulazione dell'uovo nel brodo bollente....tanti fiocchetti saporiti che galleggiavano formando evoluzioni leggere. 
    .....E quell'aroma che veniva su: mmmmmm la buccia del limone...donava freschezza al piatto. 
    Va detto che l'usanza di aggiungere l'uovo al brodo è remota quanto antica se si pensa alla zuppa pavase e alla minestra di uova e verdure come l'acqua pazza. 
    Si chiama Stracciatella perchè l'uovo sbattuto, una volta rappreso con il calore assumeva la forma di piccoli straccetti. 
    E la nonna per chiudere questo pasto aggiungeva sempre delle crocchette di patate. 
    Una gioia! 
    Ci piacevano da morire. 
    Dovete sapere che Borbona non è distante da Leonessa (RI) la patria delle patate, per cui questo fertile e ricco terreno è lo stesso dove le peculiarità delle sostanze contenute fa si che se ne ricavino patate e fagioli di qualità superiore. 
    Per cui queste meravigliose patate, farinose adatte, adattissime per fare gnocchi erano perfette per modellare crocchette che venivano aromatizzate da nonna con una grattata di buccia di limone proprio per richiamare il sapore della Stracciatella....una delizia! 
    Questo è il mio piatto della tradizione e del ricordo, questi sono gli odori che vi dono, le consistenze che si percepiscono e l'atmosfera di un tempo, di un clima, di un territorio che ora tende a scomparire...

    .....La mia Stracciatella profumata al limone con crocchette di patate!

    Stracciatella profumata al limone (per 4 persone)

    Per il brodo:
    mezza gallina
    una costa di sedano
    una carota grande o due piccole
    una piccola cipolla o mezza
    4 cucchiai di passata di pomodoro
    sale

    Ho preparato prima un brodo di gallina: in un tegame ho messo una costa di sedano, un paio di piccole carote, mezza cipolla, 4 cucchiai abbondanti di passata di pomodoro e un poco di sale, poi ho aggiunto una mezza gallina e acqua a ricoprire il tutto. Il fuoco è moderato all'inizio per poi essere ancora più basso per almeno un paio di ore.

    Ho setacciato il brodo con un colino cinese ma per essere più eleganti, precisi e moderni ho chiarificato il brodo*.

    *Chiarificare il brodo: il brodo una volta pronto è torbido come aspetto visivo, cioè è "inquinato" dalla passata di pomodoro, dal collagene della carne, da micro pezzettini di verdure, insomma non ha un bell'aspetto, per cui se si serve a tavola in casa si può anche soprassedere, come del resto si faceva una volta, ma se si hanno ospiti o nell'ottica di porlo ad un pubblico, il brodo deve essere limpido e libero da impurità. Per cui si usa chiarificarlo prendendo un albume ogni due porzioni di brodo più o meno e si versa nel tegame che contiene il brodo. Si accende il gas e si lascia scaldare il tutto mescolando in continuazione con una frusta fino all'ebollizione. Si lascia sobollire per cinque minuti circa e quando si formerà una schiuma piuttosto densa e spessa è pronto. L'albume si è solidificato con il calore ed ha inglobato in questo processo tutte le impurità del brodo. Per cui a questo punto si passa attraverso una tela, una garza o nei colini telati e il brodo risulterà chiarissimo, perfettamente pulito ed ora pronto per essere servito.


    Stracciatella:
    4 uova intere
    50 gr. di Parmigiano Reggiano
    una macinata di pepe 
    buccia grattugiata di un limone piccolo
    sale q.b.

    Ora si può procedere alla conclusione del piatto: In una ciotola sbattere le uova, se ne calcolano 1 a testa. Insieme alle uova aggiungere il Parmigiano Reggiano, la buccia grattugiata del limone, il sale e il pepe. Si sbatte il tutto e si versa nel brodo, si mette sul gas e sempre mescolando si fa rapprendere mescolando per cinque minuti con una frusta. Si serve in tavola accompagnata dalle mitiche crocchette!

    Crocchette di patate

    500 gr. di patate
    un uovo
    buccia di limone grattugiata
    sale e pepe
    un uovo per friggere
    pangrattato per friggere

    Ho lessato le patate rosse e le ho sbucciate appena tiepide. Passate al passaverdura e raccolte in una ciotola. Ho aggiunto l'uovo, il sale, il pepe e una generosa grattata di buccia di limone solo la parte gialla. Ho formato le crocchette da 30 gr. l'una e gli ho dato la forma che faceva nonna, senza essere precisi nel creare il più attuale cilindretto, che sa tanto di surgelati. Poi li ho tenuti in frigo a far ben raffreddare. Ho messo sul gas l'olio di arachide portandolo a 160°C. Ho passato le crocchette nell'uovo sbattuto e poi nel pangrattato e le ho fritte fino a doratura.

    Con questa ricetta partecipo al Contest "La Cucina Italiana nel Mondo verso EXPO 2015" organizzato dalle Bolggalline in collaborazione con InformaCIBO.


    Spaghetto quadrato con acciughe, nocciole e pecorino

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    La nocciola fa per me!

    Questo progetto mi è piaciuto da subito, appena l'ho letto! Sarà che quando occorre scendere in campo per difendere o promuovere un prodotto italiano e valido sono sempre pronta, sarà che adoro le nocciole e le uso spesso in cucina sia per piatti che salati. Ma vi dirò di più spesso, ma dovrei più spesso, mangio 2 o 3 nocciole al giorno! Un leggero spuntino che mi impegna la masticazione per più di qualche minuto e mi evita di mangiucchiare schifezze dannose per la salute. Questo è il comunicato stampa del progetto al quale ho avuto piacere di aderire:

    Italia Ortofrutta ha promosso il progetto "La Nocciola fa per me" per rilanciare la competitività e migliorare le prospettive nazionali di sviluppo produttivo e commerciale della nocciola.
    A questo scopo è stato creato un raggruppamento di imprese composto dall'Unione Nazionale Italia Ortofruttae dalle Organizzazioni dei produttori Euronocciola, Aoa e Agrinova Bio 2000, nonchè dall'Università degli Studi della Tuscia di Viterbo che si occupa in particolare della valorizzazione delle migliori cultivar di nocciole attraverso indagine genetiche e fitopatologiche  e la costituzione di un campo catalogo dimostrativo delle diverse cultivar.

    Obiettivi del progetto "La nocciola fa per me"
    • Incrementare la competitività di settore
    • Qualificare il prodotto attraverso una campagna di comunicazione sul web e sulla stampa al fine di migliorare l'apprezzamento commerciale delle nocciole per il consumo allo stato fresco
    • Valorizzare la nocciola sui mercati italiani ed esteri con la partecipazione ad eventi fieristici e una forte presenza nei punti vendita mediante un nuovo packaging che promuova le informazioni sul prodotto.
    • Diffondere corrette informazioni salutistiche sulla nocciola evidenziando che si tratta di un prodotto adatto a tutti e in particolare a chi fa sport, fitness o conduce uno stile di vita dinamico.
    • Incrementare le conoscenze e la competitività del settore con la realizzazione di specifici forum tematici di approfondimento e controllo tra operatori, consumatori ed esperti.
    • Stimolare il consumo della nocciola allo stato fresco in ogni periodo dell'anno.

    Detto questo è chiaro, come si legge dagli obiettivi, che il compito di noi foodblogger è quello di dare una spinta in più ad un prodotto che già da solo non avrebbe bisogno di presentazioni e che invece sembra aver bisogno di aiuto per decollare in più campi.

    Le virtù
    • Le Nocciolesono ricche di grassi insaturi utili per il cuore. Contengono acido oleico utile per innalzare i livelli di colosterolo "buono" HDL. Hanno un buon contenuto di magnesio anch'esso utile perchè il cuore rimanga in salute.
    • Il contenuto di vitamina E delle Noccioleè utile per la prevenzione di alcuni tipi di tumore, come quello alla vescica. La presenza del manganese protegge dal cancro. 
    • 100 gr. di Nocciole contengono l'86% della vitamina E di cui il nostro organismo ha bisogno ogni giorno. La vitamina E protegge la pelle dagli effetti dannosi dei raggi ultravioletti e dall'invecchiamento prematuro.
    • La loro ricca fonte di magnesio garantisce la salute delle ossa e delle articolazioni. Il corpo può immagazzinare magnesio a livello delle ossa e impiegarlo in caso di carenza d'emergenza. Le donne, sopratutto in menopausa, possono rafforzare le ossa e contrastare l'osteoporosi grazie ad una dieta ricca di magnesio.
    • Le Nocciole sono ricche di vitamina B1, B2, B3 e B9. Questo gruppo di vitamine sono necessarie al nostro corpo per ricavare energia dalle proteine. Vengono utilizzate per mantenere il nostro sistema nervoso in salute Contengono anche vitamina B6 utile per il nostro sistema nervoso.


    Le Nocciole le uso spesso sia per dolci che per piatti salati e ne ho sempre in casa anche sotto forma di pasta per creare degli ottimi semifreddi o ricchi gelati. Ma la loro funzione maggiore la svolgono durante il periodo Natalizio che senza le mie adorate nocciole non potrei mai confezionare e regalare i miei pangialli.

    In questa occasione ho voluto però dar lustro a questo nobile guscio e frutto con un primo piatto che a noi piace molto. Ho avuto modo di mangiarlo al ristorante della mia chef Necci Bertini e ne rimasi letteralmente rapita 

    Spaghetto quadrato con acciughe, nocciole e pecorino

    Per 4 persone

    Spaghetto quadrato 320 gr. (Io ho usato La Molisana)
    Acciughe  16
    Pecorino 50 gr.
    Nocciole tritate 2 cucchiai
    Aglio 1 spicchio
    Olio extravergine, sale e peperoncino

    Scaldare bene l'olio in una padella quindi aggiungere l'aglio, il peperoncino e soffriggere. Fuori dal fuoco aggiungere le acciughe pulite e dissalate. Cuocere lo spaghetto quadrato al dente, scolare e mantecare nella padella con il condimento all'acciuga aggiungendo se occorre un poco più di olio e poca acqua della pasta fino a creare una cremina. Togliere dal fuoco ed aggiungere le nocciole tritate e qualche scaglietta di pecorino.




    Le Guide Pratiche del Gambero Rosso e uno showcooking troppo divertente!

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    Andare al Gambero Rosso, tempio della cultura gastronomica, per assistere ad uno showcooking a sei mani con Gianfranco Pascucci, Massimo D'Addezzio e Stefano Callegari proprio nel Teatro della Cucina della Città del Gusto era irrinunciabile. L'occasione è stata la presentazione delle Guide Pratiche del Gambero Rosso: quattro interessanti dispense con argomenti altrettanto accattivanti come il Pesce, il Riso, la Frutta e Pane e Pizza.  Non ero mai stata all'interno del Teatro, sempre visto su giornali e riviste in occasione di presentazioni di chef importanti...è stato bello, emozionante e come prima volta ho assistito ad un vero e proprio show condotto egregiamente con simpatia, professionalità e umiltà da tre grandi rappresentanti del panorama gastronomico italiano.


    Gianfranco Pascucci, non ha bisogno di presentazioni: un grande chef, ma prima di tutto una bella persona. Conosciuto da tutti per la sua partecipazione settimanale alla popolare trasmissione "La Prova del Cuoco" dove dispensa consigli e ricette con pesci poveri che sotto le sue mani diventano capolavori. Il suo ristorante a Fiumicino Al Porticcioloè il regno del pescato, nulla è di allevamento!
    Massimo D'Addezzio ahimè confesso, non lo conoscevo...lo so...una mancanza tutta mia! Una sorpresa, una piacevole sorpresa! Al di là che si tratta di una persona estremamente piacevole e autoironica, è un barman professionista di successo e dopo aver bevuto il suo cocktail ho capito il perché. I suoi non sono drink ma sono storia, studio, profonda conoscenza e grande intuizione di abbinamenti, sapori e colori. Abbinare la sapidità del sale, con la dolcezza del frutto della passione, il piccante di un peperoncino da ricovero e l'aromaticità di un rum e crearne una delizia indimenticabile, non è da tutti! Il suo locale è al Pigneto e si chiama Co.So. acronimo di cocktail e social dove dà spazio alla fantasia. Qui si beve la sua pazza genialità non saprei come altro definirla dove dà vita a delizie liquide col nome di piatti tradizionali come la carbonara...incredibile ma vero!
    Stefano Callegari....che dire di Stefano...lo conosco da almeno 10 anni. Approdai nella sua, allora, unica pizzeria Sforno, perchè mi incuriosirono le recensioni lette in rete. Beh, la sorpresa fu, che non solo trovai una pizza da sballo, ma lui disponibilissimo a far conoscere la sua arte e la sua passione, mi tenne rapita ad ascoltarlo fino a tarda sera mentre mostrava il suo lievito madre, i suoi impasti e le sue preziose farine. All'epoca, con tutto il rispetto e l'ammirazione che ho per Gabriele, Bonci non era ancora conosciuto ai più, mentre Stefano aveva avuto già tutti i riconoscimenti del caso. Da allora la sua filosofia ma sopratutto la sua passione lo hanno portato lontano e ha aperto prima 00100 a Testaccio dove "sforna" i suoi megagalattici Trapizzini, triangoli di pizza ormai famosi in ogni dove per il Mondo, che vengono riempiti di ogni ben di Dio della cucina romana popolare! Li ho assaggiati TUTTI!!! Da urlo! Poi a seguire uè nata "Tonda" nel quartiere Nomentano.

    Insomma vi potete vagamente immaginare cosa è potuto scaturire dall'incontro di questi tre grandi???
    Un daiquiri da mille e una notte e un Trapizzino farcito di piccoli fagioli dalla buccia sottilissima sul fondo, giù proprio lì dove si forma l'angolo, poi sopra un sughetto alla pizzaiola sapientemente setacciato da farne una crema liscia come una vellutata, ancora sopra una tartare di pesce spada preparata da Pascucci e marinata nello stesso cocktail daiquiri servito insieme al Trapizzino e foglie di rughetta....Vi devo dire se ho sentito campane e visto angeli in volo mentre gustavo questo capolavoro?? Ebbene SI!


    A conclusone della serata ci siamo trasferiti sulla terrazza della Città del Gusto dove abbiamo potuto sorseggiare degli ottimi rosati nell'ambito di "I Drink Pink", 17 produttori provenienti da tutta Italia con dei rosati di ottima qualità. Ho apprezzato un meraviglioso Franciacorta Rosè Brut (Ferghettina, Lombardia) e un Terre Aquilane Rosato Cataldino (Luigi Cataldi Madonna, Abruzzo). Mi ha sorpreso piacevolmente la bellezza delle bottiglie, dei veri gioielli in grado di valorizzare il loro prezioso contenuto.

    Aqua Mater, una piacevole serata

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    Comincia così una sfida: una serata estiva in una location storica il ristorante Aqua Mater al Golf Club Castel Gandolfo dove lo Chef Alberto Colacchio, insieme alla Signora dei fornelli della Cucina Romana, Anna Dente, hanno presentato un mix di cucina romanesca e cucina creativa.
    Ad accogliere i giornalisti ed i foodblogger c'era lei la bravissima Giulia Murdocca organizzatrice, presentatrice e perfetta intrattenitrice della serata di cucina romana.
    Infatti la protagonista è stata proprio la cucina tipica romana: interpretata in maniera tradizionale da Anna Dente, e in chiave rivisitata da Chef Colacchio. Abbiamo iniziato con l'aperitivo in terrazza a cura dello chef Colacchio che ci ha deliziato con i suoi famosi suppli ai rigatelli, verdure fritte e bruschette con olio extra vergine sabino, tutto questo in una magnifica cornice naturale in questo meraviglioso parco sul limitare di un'antico cratere vulcanico in uno dei più belli Golf Club d'Europa. Il panorama è mozzafiato e l'aria dolce di una serata estiva accompagnano ottimi Prosecchi e vini laziali.
    La serata ha proseguito con un duplice menu, un confronto fra la cucina romana e casalinga di Anna e la creatività dello chef Colacchio. Quindi siamo passati da i gnocchetti "coda de soreca" all'amatriciana al risotto guanciale e zucchine romanesche, dagli involtini "tordi matti", alla trippa romana con menta e pecorino per concludere con la misticanza di campo e la cicoria ripassata. Una cosa su tutte mi ha veramente sorpreso: le ciambellette al vino fatte a mano da Anna Dente che meritavano un applauso. La loro consistenza croccante e al tempo stesso friabile ci ha incuriosito piacevolmente.
    La conclusione di questa è stata coronata da un'ottimo liquore al finocchietto selvatico fatto in casa. Devo dire che tra la cena in generale e la gradita compagnia e perfetta accoglienza che abbiamo avuto ho preferito la seconda. Le aspettative del menu, per altro semplice nella sua esecuzione, non hanno centrato a pieno l'obiettivo e gli appunti sono stati discussi al momento con lo chef Colacchio che ci ha "stuzzicato" per avere le nostre sincere opinioni. Con la Dente invece non è stato possibile conferire perchè come tutte le brave donne di casa e di cucina non ha mai abbandonato il suo regno!

    Fluffosa meringata

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    Eccola finalmente! Non mi potevo tirare indietro....cercavo di scappare ma lei mi trascinava via. Notti insonni a rincorrere nel buio fluffose che seguivano, come incantate da una musica magica, Monica Zacchia: la mamma della fluffosa e la zia delle nostre! A parte gli scherzi questo è un movimento che ci tiene legale da una sorta di linguaggio in codice, spieghiamo a chi ci legge da fuori, cosa è la fluffosa. La FLUFFOSA altro non è che una meravigliosa Chiffon Cake un dolce americano molto morbido e....fluffoso per l'appunto. Tutto è nato così: la nostra Monica l'ha preparata, l'ha pubblicata e vista la sua incredibile morbidezza l'ha soprannominata flufflosa e da lì in molte l'hanno rifatta cambiando gli ingredienti, poche cose, sapori diversi, colori diversi, decorazioni diverse e sono state tante e tutte belle e tutte fluffose. Non potevo non essere travolta da qesto insolito destino in una notte d'agosto e così l'ho preparata semplice al limone ma siccome nel frattempo si è montata la testa ha voluto una decorazione importante degna della sua recente fama ed ho pensato per lei una "pettinatura" chic e meringata! Questo è stato per omaggiare il compleanno di un'amica, una dolcissima ragazza Giulia per gli amici Jules lei ha compiuto gli anni lo stesso mio giorno e così abbiamo festeggiato insieme al suo candy-party, un meraviglioso e favoloso compleanno all'insegna del rosa e dei dolci...proprio come lei!

    Stampo per chiffon cake da 28 cm. suggerisce Monica

    300 g di zucchero
    285 g di farina 00
    7 uova bio
    160 g di spremuta di limone bio filtrata
    scorza dei limoni bio
    120 g di olio di mais
    1 bustina di lievito per dolci 
    1 cucchiaio di estratto di vaniglia

    Separate i tuorli dagli albumi. Setacciate insieme in una grande ciotola la farina, lo zucchero e il lievito. Fate un buco al centro e versate in questo ordine e senza mescolare: l'olio, i tuorli, la spremuta del limone, la scorza del limone grattugiata, i semi della bacca di vaniglia. Montate a neve ferma gli albumi con 3 gocce di limone. Mescolate gli ingredienti nella ciotola fino ad ottenere un composto omogeneo e da ultimo inserite gli albumi montati. Versate il composto nello stampo senza ungerlo né infarinarlo. Se usate uno stampo tradizionale invece sì. Infornate e cuocete a 165° per 55 minuti e poi a 175° per 10 minuti. Fate freddare il dolce nello stampo capovolto (se quello da chiffon cake).

    Avevo degli albumi avanzati ed ho preparato una meringa svizzera
    3 albumi
    250 gr. di zucchero

    Ho mescolato l'albume con lo zucchero, poi ho scaldato il tutto nel microonde facendo attenzione ad aprire e controllare ogni 20 secondi la temperatura con un termometro. Ci sono volute circa 5 volte 20 secondi ma non fidatevi ogni forno ha i suoi watt. Comunque deve raggiungere la temperatura di 60°C. A questo punto trasferite il composto nella planetaria e fate andare fino a raggiungere un consistenza lucida e ferma. Ho aggiunto verso la fine un pochino di colorante alimentare rosa. Ho inserito il composto in una sac a pochè con bocchetta stellata ed ho decorato la superficie. Ho trasferito poi la fluffosa nel forno acceso a 150°C solo sulla parte alta per far seccare, dorare e pastorizzare ulteriormente gli albumi. Non in ultimo indurire la meringa consente un trasporto più agevolato e senza timori che possa disfarsi.


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