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Pane di grano Solina senza impasto in pentola

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Che meraviglia la farina di grano Solina! E' stato amore a prima prova, anzi a dirla tutta ho assaggiato il pane prodotto con questa farina proprio a casa sua a L'Aquila quando sono stata insieme alle mie amiche food blogger ai "Tipici dei Parchi" a maggio come AIFB (Associazione Italiana Food Blogger). Una spedizione formata da food blogger d'assalto che ha visitato, intervistato, assistito a showcooking e acquistato prodotti tipici regionali tra cui questa meravigliosa farina. La cosa che mi ha colpito è stato il suo sapore, quel pane assaggiato allo stand era squisito, un vago sapore di nocciola tostata...buono da morire! Altro prodotto che ho acquistato li è stato il malto in polvere: una magica polvere colore della terra...perchè magica? Beh, perchè ha dato carica al mio impasto e crosta profumata e fragrante anche dopo due giorni. Prima di spiegarvi perchè "Pane in pentola" vorrei parlarvi della farina Solina anzi del grano Solinae farvi capire quanto pregiata sia. Questo è lo stand dove l'ho acquistata ai "Tipici dei Parchi" a l'Aquila:

La caratteristica principale di questo grano è la sua terra: i comuni montani della provincia de L'Aquila localizzati all'interno del Parco Nazionale del Gran Sasso. Lo chiamano la mamma di tutti i grani perchè la sua presenza risale già al 1500, quando veniva citata in alcuni atti notarili stipulati presso la Fiera di Lanciano. E' un grano tenero particolarmente resistente al freddo. La caratteristica della sua farina è il colore chiaro e  il forte profumo di montagna che la rendono unica e inimitabile come i prodotti di panificazione artigianale della Regione.
Il territorio coltivato a grano Solina comprende tutta la provincia dell'Aquila e alcuni comuni montani delle Province di Pescara e Chieti. Grazie alla sua taglia e alla sua capacità di accestimento, riesce a competere con le erbe infestanti, non rendendo necessario il ricorso a diserbanti chimici. In tutto l'Abruzzo quando si parla di grano ("lo rano") si intende la Solina. La farina è particolarmente adatta alla panificazione, interessante è l'estensibilità dell'impasto che permette una buona lavorabilità a mano, considerato che nelle zone di produzione si usa ancora fare il pane in casa. 


E pane sia! Come potevo non provare. Per realizzare questo meraviglioso pane ho voluto sperimentare un metodo piuttosto conosciuto in rete ma che non avevo ancora incontrato: il metodo senza impasto e cottura in pentola di Jim Lahey. Questo signore americano imparò l'arte della panificazione in Italia e quando tornò nel 1994 a New York aprì il suo negozio dove iniziò a lavorare il pane con i suoi lieviti selvaggi riportati proprio dal nostro paese. Ho voluto per questo pane utilizzare, come già vi ho accennato, il mitico malto in polvere acquistato sempre ai Tipici che ha fatto veramente la differenza con una piccola percentuale paril al 4% sul kilo di farina. La ricetta l'ho presa dal blog di Elena ed è venuto perfetto

Pane senza impasto

Ingredienti:

400 gr di farina Solina
8 gr di sale
1 gr di lievito secco attivo
300 gr di acqua fredda 
8 gr. di malto in polvere (io ho abbondato rispetto alle indicazioni per un Kg)

farina per spolverare

Mescolare farina, malto, sale e lievito in una ciotola. Aggiungere l'acqua e mescolare con un cucchiaio di legno o la mano per non più di 30 secondi. Bisogna avere un impasto molto appiccicoso. Coprire la ciotola e far riposare a circa 22°C fino a che l'impasto raddoppia e fa le bollicine (circa 16-18 ore). Io l'ho tenuto a temperatura ambiente ma se fa molto caldo mettete la ciotola in frigo e tenetela per almeno 24 ore.  
A questo punto spolverare molto bene un piano da lavoro e aiutandovi con una spatola trasferite l'impasto sulla tavola. Ora, sempre con la spatola, fate le pieghe portando gli angoli dell'impasto verso il centro con le mani infarinate e lasciate lievitare di nuovo 1 ora.  Dopo mezz'ora cominciare a scaldare il forno (245°C) con all'interno la pentola con il coperchio con cui cuoceremo il pane. Lasciar scaldare altri trenta minuti, poi trasferire (facendo attenzione a non bruciarvi) l'impasto nella pentola bollente. Cuocere con il coperchio per 30 minuti, poi toglierlo e proseguire la cottura per altri 15/20 minuti, fino a che la superficie si scurisca senza bruciare.  
Ho utilizzato una pentola con coperchio di terracotta ma vanno bene sia la ghisa che il pirex o ceramica

Dimenticavo il meglio! Questo pane appena tagliato e dal profumo inconfondibile è stato oggetto di merenda lampo di mio figlio che ne ha apprezzato ulteriormente la fragranza con un giro di olio extravergine di oliva siciliano precisamente diChiaramonte Gulfi nel Ragusano, famoso per le sue olive dei Monti Iblei la casa è Ecce Oleum Azienda Agricola di Di Vita Sergio un olio con sentore di foglie di pomodoro sul pane non si batte! ;-)
Con questo pane partecipo al contest 


collaborazione con l'AIFB

nella categoria "Pane"


e partecipo anche  "a Panissimo, evento creato da Barbara (www.myitaliansmorgasbord.com)  e Sandra  (www.sonoiosandra.blogspot.com)  e ospitato questo 



mese da  "Sandra

Timballo di orzo e melanzane

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Dai va che ancora si può fare! Ci sono ancora le melanzane e le temperature sono calde, bellissime giornate particolarmente gradevoli e quando il sole è alto si raggiungono temperature più giuste per luglio che per settembre....ma accontentiamoci, ci aspetterà un lungo inverno per cui diamo fondo agli ultimi ortaggi colorati.

Questo che vi propongo è un Timballo di Orzo e Melanzane, un piatto fresco da mangiare a temperatura ambiente ma senza rinunciare alla maestosità! Infatti può essere presentato come piatto della domenica quando si hanno ospiti importanti o semplici familiari. E a proposito di familiari proprio da mia zia Rosita deriva: un piatto che qualche anno fà mi piacque a tal punto che le chiesi la ricetta!
Il Timballo fa scena ed è il re della tavola imbandita per eccellenza! Tipico piatto del sud dove troneggiano ricette più o meno laboriose e ricche: magnifiche presentazioni colorate!
Sono tipici della cucina siciliana già dal tempo degli arabi e nella cucina napoletana erano molto in voga tra il '700 e l'800 ma solo nelle cucine dei nobili.
Il mio Timballo di Orzo e Melanzane vuol cavalcare questo mito di maestosità e nobiltà ma in realtà ho voluto ricreare solo l'aurea perchè il mio Timballo di Orzo e Melanzaneè semplice e fatto di ingredienti poveri, piuttosto leggero e molto adatto per le temperature estive. La versione qui proposta però può essere paragonata ai suoi "cugini ricchi" a dimostrazione che anche con poco si può ottenere un piatto di tutto rispetto.
Ho utilizzato l'orzo perchè forse il meno conosciuto e il meno usato. Di solito si predilige il riso ma trovo che l'orzo abbia la giusta consistenza per tener su uno sformato come questo.

Senza contare le sue proprietà.

Conosciuto ed apprezzato da oltre novemila anni, l'orzo probabilmente era coltivato prima del grano. Era il cereale più economico e quindi più facilmente disponibile per le classi più povere.
Uno degli usi principali di questo cereale è il maltaggio per la produzione di birra. Era apprezzatissimo nell'antica Grecia come rimedio contro i malesseri. Si diceva che era un simbolo di forza perchè veniva dato come pasto ai gladiatori sotto forma di focacce o zuppe.
Grazie al suo breve ciclo vegetativo e alla sua resistenza al caldo e al freddo, l'orzo è il cereale con maggiore capacità di adattamento, infatti vine tuttora coltivato dai confini del Sahara fino alla Svezia.
Viene considerato un cereale rinfrescante molto adatto al consumo primaverile-estivo, nutriente digeribile, stimolante dell'attività intellettuale, antinfiammatorio e regolatore intestinale.

Recenti studi hanno scoperto che l'orzo contiene beta-glucano, una sostanza che è in grado di ridurre i livelli di colesterolo nel sangue e di attenuare fortemente la fame.
La scelta delle melanzane è vincente sopratutto quando è fritta! Una copertura ideale per rendere un Timballo prezioso! Infatti questo è il periodo per coglierle al meglio. 
Per quanto riguarda invece l'orzo, io ho utilizzato orzo perlato per una rapidità d'esecuzione ma sappiate che l'orzo perlato è la cariosside del cereale scorporata da ogni tegumento e dall'embrione; in sintesi è ridotto solo alla parte amidacea in fatti è ricco di amidi, zuccheri e gomma, con poche tracce di glutine. E' particolarmente apprezzato per la sua elevata digeribilità e come dicevamo per la semplicità di utilizzo in quanto privo della pellicina esterna, non necessita di tempi di ammollo e la cottura è veloce. Quindi viene da se che più è integrale e più fa bene...


Timballo di Orzo e Melanzane

3 melanzane 
2 cipollotti 
passata di pomodoro
4 piccole zucchine
1 melanzana
pomodorini ciliegini 200 gr.
Orzo perlato 400 gr.
Pecorino grattugiato 150 gr.
Basilico o menta
olio di semi di arachide per friggere le melanzane
Olio extravergine di oliva biologico DOP Umbria Frantoio Azienda Agraria Hispellum, Terre Rosse Spello (PG)

Affettare le melanzane sottili e tenerle per qualche ora in una soluzione di acqua e sale grosso. Asciugarle bene e friggerle in una larga padella con olio di semi di arachidi. Lasciarle sgocciolare su carta paglia. Preparare il condimento dell'orzo: in una larga padella tagliuzzare i cipollotti e far appassire con olio extravergine. Aggiungere un mezzo bicchiere di passata di pomodoro e le zucchine, la melanzana e i pomodorini tagliati a cubetti. Far insaporire e aggiungere un poco di acqua facendolo cuocere per almeno 15/20 minuti. Ora cuocere il grano 8 minuti e scolare. Poi versarlo nella padella con le verdure e mescolare accuratamente per far insaporire...(e già così è squisito!). Ora aggiungere il pecorino grattugiato e il basilico o la menta spezzata con le mani. Mescolare ancora bene. Ora prendere uno stampo a ciambella il mio è da 26 cm e rivestirlo con le fette di melanzane fritte. Poi versare a cucchiaiate l'orzo condito e appiattire con il dorso di un cucchiaio per compattare. Ora trasferire lo stampo in forno a 200°C per 15/20 minuti circa. Togliere poi dal forno, far raffreddare a temperatura ambiente, sformarlo e decorarlo a piacere!

Con questo pane partecipo al contest 

I Magnifici 6 per l'Associazione Nazionale Città dell'Olio in 

collaborazione con l'AIFB

nella categoria "Timballi"



Fries...street food a S.Pietro!

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Una piacevole serata! Stuzzicare un delizioso cartoccio di patate fritte con salsa e guardare la magnificenza del Cupolone illuminato in notturna! Beh, non è da tutti! 

Piacevole anche per aver rivisto tante amiche di passioni, quattro chiacchiere un aggiornamento su famiglia e blog e battute e risate! Insomma l'inaugurazione di Fries è stato un momento svelto e frizzante proprio come un street food comanda! Ma anche buono! 

Le patate di Fries sono fritte è vero, ma non ti ritrovi in cartoccio quel mosciume che se sei in grado di fagocitarle tutte all'unisono ok....ma se aspetti 5 minuti ti ritrovi un cartoccio di malridotte e insipide patate.....no no!! Le Fries sono buone come quelle che fai a casa tua? Come???? Non fate patate fritte? O se le fate utilizzate quelle surgelate???????? Beh, se così fosse fate una cosa, provate con pazienza a farle a casa: ottimo olio rigorosamente di arachide italiano, temperatura alta e patate, ma attenzione patate buone di Avezzano o di Viterbo e vedrete cosa verrà fuori! 

Esattamente ciò che mangerete da Fries insomma o da Fries o a casa vostrasolo così potrete godere di ottime patate fritte a puntino! 

Ma ditemi, e vi prego non chiamatemi ingorda, cos'è una patata fritta senza salsa??? Triste! 
Buona ma triste! 

E allora dajè co le sarse si dice a Roma e da Fries impazzirete per l'indecisione....tutti naso all'insù a leggere la grande varietà sul cartellone che troneggia sopra a tante poppe....essì proprio poppe sembrano, contenitori in silicone, credo, appese dal cartellone e pronte per essere munte sopra un cartoccio fumante di croccanti patatine! 

Tante salse tantissime e tutte sfiziose ma con particolare attenzione a vegani e celiaci, quindi non avete scuse! A proposito di vegani, ho assaggiato le salse vegane della giornalista e chef vegana Alessandra Rotili: buone! Vi consiglio la ceddar affumicata e la salsa rossa ketchup, ma comunque tutte ottime! 

In occasione dell'apertura lo chef Arcangelo Dandini ha preparato in esclusiva una salsa cacio e pepe limited edition realizzata con pecorino falisco della Tuscia viterbese selezionato da DOL-di origine laziale. E lo chef sarà il primo di una serie di noti testimonial provenienti da tutta Italia che si alterneranno alla creazione di nuove salse

Due notizie sulla gestione di questo nuovo simpatico locale:
Un gruppo di giovani imprenditori: 
Raffaele Ghislandi, titolare dell'agenzia di consulenza per la ristorazione Aprolocale
il fratello 
Francesco Ghislanti proprietario del ristorante Pomodori Verdi Frittia Casalpalocco, tra l'altro vicinissimo a casa mia ci sono andata spesso e ve lo consiglio!
L'imprenditore Giovannino Glorio e Domenico Sciarria proprietario delle patate!

Qui si parte da un'agricoltura denominata "lotta integrata", che opera seguendo cicli produttivi delle stagioni con contadini e agronomi addetti al controllo delle coltivazioni. 

Provenienza:

giugno/settembre Viterbo
ottobre/dicembre Avezzano
gennanio/maggio Emilia Romagna

Salse 30 tipi diversi, 8 gluten free e alcune vegane

Fries non è solo street food ma anche birra
Ho assaggiato Miranda la birra chiara ed era ottima! Donneeeeeeeee a noi piace
poi c'è Lady Rosetta la rossa ma non ho avuto il piacere, sarà per la prossima
Questi nomi insoliti sono i nomi delle varietà di patate italiana che il Birrificio Aurelio ha realizzato proprio per Fries

e

Urban design
I suoi interni sono stati realizzati dal collettivo TAU-Trasformazioni Urbane su progetto di 
Raffaella Ghislandi

La serata inaugurale per noi blogger e non solo è stata organizzata da 
Stefania Faustinella, Ufficio Stampa

FRIES
Porta Cavalleggeri, 19
aperto dalle 11:00 alle 23:00 tutti i giorni

CONCORSI A BASE DI LIKE? NO GRAZIE

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Chi mi conosce lo sa, lo vado ripetendo da un po’ di tempo. 

Non partecipo ai concorsi a base di LIKE, 

chiunque sia ad organizzarli, perché sono una mortificazione della bravura personale dei partecipanti: non vince chi è più bravo – e lo meriterebbe, quindi – ma solo chi ha la faccia tosta di rompere gli zebedei ad amici e contatti vari con la richiesta di voto.

In certi momenti, poi, non se ne può davvero più: è un susseguirsi a raffica persino da parte di perfetti sconosciuti che, come se niente fosse, ti arrivano in mail privata per invitarti a cliccare sul like alla loro foto – o ricetta o qualunque altra cosa – in concorso. 
Senza cogliere la mortificazione di sè che compiono attraverso quella richiesta.


Solo questo conta, la faccia tosta. 


E se non si possiede questa dote, meglio abbandonare ogni speranza: nei concorsi a base di like si può anche essere un genio nella materia oggetto del contendere ma non servirà a nulla. 
Ci sarà sempre una foto sovraesposta, con la linea storta dell’orizzonte di chi non ha mai sentito parlare del bilanciamento del bianco che avrà più like di voi.


Idem per le ricette: avete cucinato il piatto dell’anno? 

Bene, non potrete nulla contro le pennette alla vodka e salmone miracolosamente riemerse per l’occasione dall’oblio post anni ottanta cui erano state – giustamente – relegate. 
Non cercate di capire le loro centinaia di like, non ci riuscireste. Ma fidatevi: cosi’ è e così sarà. 

Anche se non vi pare.
Per non parlare poi del ritorno di immagine delle aziende che puntano su questo criterio per farsi followers a buon mercato. 

Bene, ogni produttore un po’ lungimirante, secondo me, è in grado di capire che l’ondata di spam che inevitabilmente salta fuori da questi eventi alla fine ha più effetti negativi che positivi. 
Un po’ come le patatine di Cracco a Cibus, insomma, che provocavano contrazioni di stomaco alla sola vista dei cartelloni diffusi a macchia d’olio per tutta l’area fiera.


Insomma, non se ne può più di questi meccanismi. E pare proprio che siamo in molti a pensarla allo stesso modo. 

E’ stata sufficiente la sola provocazione su facebook per far sì che nel giro di poche ore saltassero fuori decine e decine di blogger che hanno voglia di dire basta. 

Ci siamo confrontati e abbiamo coordinato la nostra protesta. 
Oggi vengono postati centinaia di messaggi unificati e con lo stesso logo nella speranza che, insieme, riusciremo a convincere i produttori che esistono altre vie, molto più efficienti ma soprattutto meno mortificanti della caccia al like.

Un dolce ritorno dalle Terre del Balsamico #AIFB (1)

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Ed eccoci di ritorno dal Tour nelle Terre del Balsamico, ancora col sorriso sulla labbra e la consapevolezza che l'Italia è un gran paese, malgrado tutto! E' stato un week end all'insegna del gusto proposto dall'AIFB a noi soci e promosso da l'Acetaia La Vecchia Dispensa di Castelvetro di Modena.
Una delegazione di foodblogger alla scoperta di quello che chiamano impropriamente l'oro nero:
il preziosissimo Aceto Balsamico.

Abbiamo avuto un'accoglienza squisita e un cicerone meraviglioso il nostro Simone Tintori colui che ha preso il testimone come quarta generazione di "ottenitori" di Aceto Balsamico. Si dice così Simone? O vi ho coniato un termine nuovo? Sapete perchè? Perchè Simone ci ha insegnato tra le varie cose che l'Aceto Balsamico Tradizionale non si produce ma si ottiene!

Ci raccontava Simone.....ma andiamo per gradi, ora vi descrivo cosa ci ha svelato ....anche un prezioso segreto....

Come vi dicevo la loro storia iniziò quattro generazioni fa, quando la sua famiglia iniziò ad invecchiare l'Aceto Balsamico per passione come quasi tutte le famiglie della zona ed era un simbolo di grande prestigio. Negli 60' 70' suo nonno decise di ampliare la produzione e farne un'attività. 
Di Aceto Balsamico ne esistono diverse qualità ma ciò che fa la differenza almeno per il 50% del suo aroma sono i barili dove per processo naturale le diverse essenze di ciliegio, castagno, rovere si sommano e si caricano di intensità e di profumi che sono poi quelle che troviamo nel prodotto finale.
Simone dice che il segreto dell'Aceto balsamico è si nei barili e quindi nella scelta calibrata di aromi che non devono prevalere uno sull'altro, ma sopratutto nel palato e quindi nella persona che assaggia, nell'anima di chi controlla sapientemente e periodicamente questo miracolo.

Questi preziosi barili sono custoditi nell'antica Torre delle Prigioni (XVI secolo) proprio sulla piazza principale, Piazza della Dama. Fa tristezza pensare che quella torre era veramente una prigione.


Abbiamo visitato l'Acetaia di notte, veramente suggestivo!

Mentre Simone ci raccontava la storia e la lenta fermentazione dell'Aceto, aleggiavano intorno a noi gli spiriti di chi in quella prigione aveva transitato e pianto e scritto con un sasso o con le unghie su quei muri ammuffiti dal tempo. Era impressionante vedere la quantità di graffiti che indicavano, molto probabilmente, la lenta conta dei giorni di detenzione e qualche preghiera...


E ora loro sono i custodi silenziosi di questi preziosissimi barili, intere batterie dedicate alle donne della famiglia: la loro dote! E così si legge Eleonora, Clementina, Guendalina, Anna...e le loro foto appese ai muri...la tradizione che si ripete da generazioni!

Donne! Donne forti, donne di un tempo capaci di fare tutto per la famiglia e madri come la preziosa Madre custodita in questa Torre che genera altre batterie.


Lo chiamano erroneamente oro nero, dicevo prima, ma in realtà il colore è la caratteristica e prima vera indicazione di qualità del prodotto.

Il suo vero colore è rosso rubino, un caldo rosso ambrato e lo si può controllare e vedere così con un ampolla di vetro soffiato


Senza sedimenti, senza impurità.....D'inverno l'Aceto riposa e decanta i sedimenti sul fondo e in primavera si assapora solo la parte più pulita e pura.

Lasciata la vecchia Torre, la nostra visita prosegue ne "La Vecchia Dispensa" dove sono esposte le diverse tipologie di Aceto Balsamico. Un vero tesoro: antiche credenze in legno che raccolgono bottiglie e bottigliette dal design griffato in eleganti scatole degne di scrigni dal contenuto prezioso.

Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP e Aceto Balsamico di Modena IGP entrambi soggetti a controlli per la tutela del consumatore entrambi prodotti validi ma con la differenza che il Tradizionale è ottenuto da 100% di mosto cotto tratto da uve raccolte nella provincia di Modena e l'IGP è prodotto da mosto cotto (minimo 20%) e aceto di vino

Lo sapevate che il valore di un Aceto Balsamico non è dato dagli anni di invecchiamento?
E lo sapevate che è addirittura vietato dal disciplinare indicare l'età sulle confezioni?
Io no!
Anzi ero convinta che il prezzo fosse proprio deciso da questo.

Alla Vecchia Dispensa l'accoglienza è stata impeccabile la mamma di Simone ci ha preparato cose sfiziosissime facendoci gustare chicche locali, mortadella divina e un cocktail finale graditissimo un Mojito all'Aceto Balsamico....

Ma voi pensate che sia conclusa qui quest'avventura in quel di Castelvetro????



Absolutely not!
A prestissimo!


Pane al cioccolato e nocciole tostate

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Sono alla terza tappa del Giroloio d'Italia. Contest organizzato dall'Associazione Nazionale Città dell'Olio in collaborazione con l'AIFB. Gli argomenti da toccare con una ricetta rievocativa del tema sono 6: Pane, Pasta, Pesto, Timballi, Scapece e Pani dolci. 

Dopo il Pane, il Timballo, questa volta tocca alla categoria Pani dolci

Mi piace farli, perchè mi piace da morire fare il pane. Addolcirlo e renderlo una piacevole e sana colazione o un dopocena è stato un attimo! Avevo delle ottime nocciole non tostate che aspettavano solo di essere usate e inserite in qualche ricettina. Appena ho letto le specifiche del Contest che citava: "La centralità del pane nella dieta mediterranea è testimoniata anche dalla natura dei dolci più tipici che hanno come elemento di base l'impasto del pane, dolcificato con miele o vino dolce e arricchito con frutta secca e spezie....." mi si è accesa una lucetta ed ho pensato a frutta secca.....miele....spezie...mmmmm...Ecco! Un filone, un impasto di pane rustico con delle nocciole e.....dai passatemela, del cioccolato gianduia sciolto e mescolato al miele...una delizia!

E pane dolce fu!

Ho scelto le nocciole perchè ho aderito ad un progetto in collaborazione con l'Università della Tuscia "La nocciola fa per meper rilanciare la competitività del settore produttivo e commerciale della nocciola. 
E' stato uno dei post che ho scritto con più soddisfazione! 
Mi sono documentata dopo aver ricevuto l'invito, e subito pronta, con il mio modesto contributo, a valorizzare, attraverso  una campagna di comunicazione sul web e sulla stampa, l’apprezzamento commerciale delle nocciole per il consumo allo stato fresco. Diffonderne le proprietà salutistiche, evidenziando che si tratta di un prodotto adatto a tutti: ricco di grassi insaturi, fibre, minerali e vitamine è stato un atto dovuto! Per questo il suo consumo regolare è generalmente associato alla riduzione della concentrazione di colesterolo nel sangue e a una diminuzione del rischio cardiovascolare. 
Vitamina E, vitamina B, magnesio, antiossidanti, sali minerali preziosi... la nocciola è talmente versatile che è utilizzata sia in cucina che il benessere fisico, per la pelle e per rafforzare il cuoio capelluto.



Esistono diverse varietà di nocciola, valide ed apprezzate come la Tonda Gentile delle Langhe, la Tonda di Giffoni e quella che ho utilizzato io la Tonda Romana, la nocciola del Lazio, originaria dell'area viterbese molto pregiata. 
Il raccolto di quest'anno ha subito un brutto colpo, come si legge dalle ultime notizie ANSA, le abbondanti piogge di luglio hanno ostacolato l'impollinazione e il freddo di agosto ha impedito la maturazione dei frutti. 
Si calcola un calo del 50%, rispetto al 2013 che fu un'annata sorprendente in termini di quantità e di qualità del prodotto. 

Una piccola curiosità: da un chilo di nocciole si ricavano circa 42 grammi di prodotto commercializzabile, privo di gusci e impurità.

Pane al cioccolato e nocciole tostate

Farina di farro Filosini (Fano, AQ) 250 gr.
Farina 0 250 gr
Acqua tiepida 150 gr.
Miele millefiori di Montereale (AQ) 60 gr
Olio extravergine di Oliva della Sabina 60 gr.
Latte 50 gr.
Lievito di birra secco 5 gr.
un pizzico di sale
Frutta disidratata (uvetta, mirtilli, ciliege
Nocciole 100 gr
cioccolato gianduia 200 gr.
Miele un cucchiaio

Nella ciotola dell'impastatrice ho messo le farine, l'acqua, il lievito di birra secco e miele ed ho avviato il gancio. Dopo aver lavorato una ventina di minuti ho aggiunto il latte, il sale, l'olio. Ho riavviato il gancio ed ho lasciato girare per altri 20 minuti. Ho coperto con la pellicola l'impasto e l'ho lasciato a temperatura ambiente per 18 ore. Ho raccolto poi l'impasto con le mani delicatamente e l'ho versato sulla spianatoia infarinata cercando di allargarlo con le dita. A questo punto ho aggiunto la frutta disidratata e e impastando con delicatezza l'ho inclusa nell'impasto. Ho sciolto al microonde il cioccolato gianduia in tavoletta ci ho aggiunto il cucchiaio del miele e ho lasciato raffreddare. Ho steso di nuovo, sempre con le mani l'impasto e ci ho versato la cioccolata a mucchietti sparsi sull'impasto per poi spalmarla delicatamente con un cucchiaio. Ho spezzettato grossolanamente le nocciole tostate e le sparse sulla cioccolata.
Ho avvolto, aiutandomi con la spatola, il pane su stesso e l'ho riposto nel suo stampo a cassetta ben imburrato e infarinato e l'ho lasciato riposare fino al raddoppio.
ho poi cotto in forno già a 190°C per 45 minuti. A metà cottura se la superficie è troppo colorata, coprire con carta stagnola e proseguire.

Lo sapete che alcune di queste fette le ho tenute in forno a bassa temperatura per farle asciugare e mi sono venute delle fette biscottate farcite.....divine!
Ma il massimo lo ha dato quando ancora era tiepidino e fragrante!


Con questo pane partecipo al contest 


collaborazione con l'AIFB

nella categoria "Pani dolci"





  

Oshizushi con omelette dolci arrotolate per l'MTC n. 41

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Siamo alla sfida n. 41 per l'MTC lanciata da Acquaviva vincitrice dell'ultima edizione.
Questa volta ci siamo cimentate con il riso! Bello, mi son detta! Bello si ma con dei vincoli: 
la cottura.

Tre tipologie

Cottura per assorbimento
al latte e
pilav

Ho scelto la cottura per assorbimento, avevo tenuto una lezione di cucina proprio su questo ed avevo "studiato"  ora ve la racconto

Cottura del riso

Per 4 persone 

400 gr. di riso, 500 gr. di acqua, 3 cucchiai di zucchero, 5 cucchiai di aceto di riso o di mele e 2 cucchiaini di sale.
La prima volta il riso va sciacquato e non toccato con le mani. Poi si scola. 
La seconda volta si sciacqua e si tocca per mandar via l’amido. Poi si scola e si ripete questa operazione più volte fin tanto che l’acqua risulterà limpida. Si mette ora in pentola con l’acqua e si fa andare a fuoco vivace con coperchio fin quando non bolle (per cui ogni tanto occhieggiate). Poi si abbassa la fiamma e si lascia per 15 m. senza mai aprire. 
Nel frattempo si prepara uno sciroppo con l’aceto, il sale e lo zucchero si scalda sul gas fino a completo scioglimento dello zucchero. Finiti i 15 m. si fa andare 5 secondi a fuoco alto e poi si spegne e si lascia così per altri 15 m. 
A questo punto si deve far raffreddare il riso per cui si trasferirà in una ciotola con il condimento e con un ventaglio si cercherà di farlo raffreddare così il riso rimarrà lucido. 
Quando sarà tiepido sarà pronto per essere usato.

Riso per sushi
Il riso usato è la qualità Japonica*. Il requisito essenziale è la coesione dei chicchi. Da noi si può ovviare con il riso “originario”, altrimenti nei negozi asiatici si trova il riso per sushi.

*Le varietà Japonica

Sono di casa nell'Asia orientale, negli stati arabi, nella zona mediterranea, in America del Sud, in California e in Australia. I gruppi varietali Japonica presentano chicchi corti, da ovali a tondeggianti. Durante la cottura assorbono molto liquido e si gonfiano, diventando leggermente appiccicosi, per cui sono particolarmente adatti per pietanze a base di riso quali minestre, sformati, riso al latte, risotti, dessert ecc. Per la loro collosità sono anche più facili da mangiare con i bastoncini tipici della tradizione orientale.



Omelette arrotolata
6 uova
1 cucchiaiono di zucchero
2 cucchiaini di mirin*
1 cucchiaino di salsa di soia
1-2 cucchiaini di  olio di sesamo
*Mirin (è una specie di sakè olce giapponese da cucina)

Sbattete delicatamente le uova con lo zucchero, il mirin, la salsa di soia e il sale facendo attenzione a non creare bolle di aria.

Fate scaldare la padella ungendola di olio si sesamo versate un colino di uova e creare un'omelette. Proseguite fino a l'esaurimento delle uova.

Tagliate l'alga nori in striscette larghe 1 cm e lunghe 7,5 cm.
Preparare i bocconcini di riso a mano cercando di dargli una forma rettangolare.
Adagiare sopra ad ogni boccone una fetta di omelette arrotolata.
Avvolgere con l'alga nori fissandone l'estremità sotto il riso.
Servire con salsa di soia, zenzero sottaceto e wasabi.



Con questa ricetta partecipo all'MTC n. 41 di Acquaviva


Diamo il via all'Abbecedario Culinario Mondiale

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C'è una parola che va tanto di moda ed è "virale". Qualcosa diventa virale perché tutti lo vogliono, tutti lo conoscono, tutti ne parlano... Ecco, l'abbecedario culinario d'Europa non è diventato virale, però rileggendo il suo post di apertura del Gennaio 2013, si parlava di 16 blog che a blog unificati annunciavano il viaggio (virtuale) culinario europeo, e quest'anno? Quest'anno abbiamo un calendario già pronto, abbiamo un gruppo di 29 blogger che compongono la nostra carovana, tra ambasciatrici, ambasciatore, "semplici" viaggiatrici e un'Aiuolik

Ebbene signori, noi siamo pronti e siamo lieti di annunciarvi:

L'ABBECEDARIO CULINARIO MONDIALE

Avete capito bene, questa volta giriamo (virtualmente) il mondo e lo mettiamo sul piatto, 
letterina per letterina!


Anche questo viaggio consta di un ambasciatore/ambasciatrice per ogni letterina e anche quest'anno ci aspettiamo che siate in tanti a viaggiare con noi, che sia per una tappa o per tutto il viaggio o ogni volta che avete il trolley pronto e vi volete aggiungere.

Questa volta però ogni lettera è associata a una città, rappresentativa di una nazione e l'ambasciatore/ambasciatrice ha l'onore di aprire le danze con un piatto tipico a sua scelta. In seguito, tutti gli altri partecipanti/viaggiatori possono pubblicare una ricetta tipica di quel luogo. Semplice, no?

Più brevemente, se volete partecipare ricordatevi la regola delle 4W:
  1. WHEN: ogni 3 settimane esce una lettera; 
  2. WHAT: potete pubblicare una qualsiasi ricetta (o anche più di una) della nazione rappresentata da quella lettera (la ricetta può iniziare con qualsiasi lettera!); 
  3. WHERE: la ricetta la pubblicate nel vostro blog e poi lasciate il link al blog ospite come commento al suo post di apertura; 
  4. WHO: chiunque abbia un blog può partecipare, più siamo e più ci divertiamo quindi sarebbe fantastico fare più tappe possibili tutti assieme, ma potete partecipare anche solo per una lettera, anche una lettera sì e una no, anche solo i mesi dispari! 
Il post deve includere un riferimento all'evento e al blog ospitante, mentre l'utilizzo del logo dell'evento (ovvero l'immagine che vedete un po' più su) è facoltativo (ma gradito). Potete anche utilizzare ricette dal vostro archivio: basta aggiungere il riferimento all'evento e procedere come sopra.

Se è tutto chiaro, ecco quindi il calendario, non fatevi spaventare dalle date, il viaggio sarà piacevolissimo in nostra compagnia!


Viaggiare con noi è gratis, si apprendono tante cose e troverai sempre un sorriso, che aspetti a preparare il trolley anche tu?




Pesto alle erbe aromatiche per Girolio

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Una nuova tappa per il Girolio, questa volta la categoria è "Pesto"! 
Ho voluto omaggiare questo profumato pesto con una pasta degna di nota.
Ho conosciuto i Fusilloni di Grano Duro Cappelli allo stand della Ecor al 
Sana di Bologna. 
Un viaggio alla scoperta di varietà ritrovate: farro monococco, farina di grano duro Timilia, farina di grano Solina, cicerchia, roveja, lenticchie di Altamura...insomma un tripudio di prodotti biologici e soprattutto rintracciabili.
Le Terre di Ecorè una rete di aziende agricole indipendenti, unite da un rapporto speciale con la terra e da un impegno profondo nei confronti della natura. Lo scopo è avere prodotti di qualità da aziende di eccellenza ed economicamente sostenibili nel tempo.
Qui nascono i fusilloni che ho utilizzato per mio pesto alle erbe aromatiche e se permettete sono grano duro Cappelli e rintracciabili!
Se andate sul sito Ecor e nelle specifico ecor.it/pasta posso sapere che i miei fusilloni sono provenienti da due siti:  
La fattoria il Pino - Livorno (LI) 
- Giuli Rosselmini Gualandi Rosselmo - Piombino (LI)


Dopo avervi condotto alla conoscenza del veicolo che condurrà il mio pesto in questa ricetta vi spiego come l'ho preparato.
Quanto c'è da dire per un pesto? 
Non molto direi. 
In fondo il pesto è lui, unico, solo e mitico Pesto alla Genovese. 

Ma in realtà di pesti ce ne sono molti anche se la base è sempre la stessa: cambia la verdura principale a seconda delle regioni, del clima e della fantasia ma tutti in comune hanno un mortaio, oggetto indispensabile nelle cucine di un tempo sostituito oggi, ahimè, da mixer di varia natura. 

Parlavamo della base: ottimo Olio  Extravergine di Oliva, frutta secca che può variare tra pinoli, noci, nocciole e mandorle, pecorino, parmigiano, aglio...questo è comune ai tutti i pesti. 

Per le verdure si può spaziare tra il basilico, prezzemolo, finocchietto selvatico, pomodori, zucchine, rucola, ortica e chi più ne ha più ne metta.

Quello che vi proporrò io non sarà diverso dal classico Pesto alla genovese ma per variare e sfidare il palato ho voluto un insieme di erbe per vincere una sfida di sapori....e credo di averla vinta perchè si riesce a percepire assaggiandolo i diversi aromi.


Pesto alle erbe aromatiche

100 gr. di erbe aromatiche (basilico, erba cipollina, prezzemolo e finocchietto selvatico)
60 gr. di pinoli
1 piccolo spicchio di aglio
50 gr. parmigiano
L’olio extravergine d’Oliva DOP utilizzato è siciliano. Olive Nocellara del Belice, Cerasuola, Biancolilla gramolato ed estratto a bassa temperatura. Profumo fruttato, colore verde intenso.
sale

Scottare le erbe in acqua bollente per 20 secondi e raffreddare subito in acqua e ghiaccio. Frullarle con i pinoli ed un filo di ottimo Olio Extravergine, l'aglio. Appena pronto aggiungere il parmigiano reggiano e mescolare senza mixer.


Con questo pane partecipo al contest 

I Magnifici 6 per l'Associazione Nazionale Città dell'Olio in 

collaborazione con l'AIFB

nella categoria "Pesto"

MortadellaBo, una splendida giornata con l'AIFB

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.....Macchè importa se è finita 
cosa importa se ho la gola bruciata o no
cosa importa s'è durata
quello che conta è sia stata
una splendida giornata
stravissuta, straviziata, stralunata
una splendida giornata
sempre con il sole in faccia fino a sera.......

Taratatattattatà Taratatattattà....una splendida giornata....

Grazie Vasco mi sei venuto in aiuto tu per aprire! Già veramente una bella esperienza quella che ho vissuto sola soletta a Bologna.
Una città bellissima che mi ha accolta con una calda giornata non soltanto meteorologicamente parlando ma anche col cuore.
Fare uno showcooking per rappresentare l'AIFB (associazione italiana foodblogger) al MortadellaBoè stata una bella responsabilità, presa volentieri e con entusiasmo dalla sottoscritta con animo nomade e avventuriero!
Una manifestazione all'insegna del Rosa, il colore predominante della magnifica Piazza Maggiore  
Quattro giorni mortadellosi dal 9 al 12 ottobre, in cui tutto parlava di lei la regina dei salumi: La Mortadella Bologna IGP!

Chi non la conosce, dai bambini agli anziani passando per il mio gatto a chi è che non piace?

Ma pur essendo un salume così popolare diciamo che di lei tutto sappiamo...ma ci sono delle cose che proprio non sapevo.

Lo sapevate che la Mortadella nasce solo col pepe intero senza pistacchi???
Io no, anzi pensavo che quella con i pistacchi fosse la migliore!

E sapete perchè si chiama Mortadella? 
Sembra che, attraverso testimonianze che la fanno risalire ai romani nei territori compresi tra l'Emilia Romagna, Lazio e Toscana, due lapide romaniche, conservate nel museo archeologico di Bologna, raffigurano un allevatore di maiali e l'altra un norcino al lavoro con un mortaio detto mortarium, da cui risale il nome (grazie Greta per le informazioni). 

Oppure Myrtatum: carne insaccata e condita con bacche di mirto (grazie Marco per le informazioni)
 In ogni caso trattasi di puro suino di tagli nobili che passano attraverso tre tritacarne a cui vengono aggiunti i lardelli cubetti di lardo principalmente di gola. L'impasto ottenuto viene insaccato sottoposto a cottura a vapore. Nella fetta devono essere presenti almeno il 15% di lardelli. Il profumo è delicato e aromatico...mi sta venendo voglia solo a scriverlo! Ma veniamo a noi...

Nell'ambito della manifestazione era stato allestita un'area dedicata al Polo didattico, fulcro della cucina e degli impieghi della mortadella in cucina.


Ma eccomi all'azione!

Qui in questa arena attrezzata ci siamo esibiti noi...essì non ero sola in questa avventura...o meglio abbiamo avuto un giorno a testa per coprire tutti e quattro i giorni della manifestazione: giovedi 9 ho spignattato io con i miei Cannoli di sfoglia con mousse alla mortadella ai tre colori; il venerdi 10 Laura Gioia con i suoi Baci di Dama salati al pistacchio ripieno di mousse di mortadella e tartufo; il sabato Marco Furmenti con i suoi Conchiglioni ripieni su vellutata di zucchine e dulcis in fundo la nostra Greta De Meo con Crespella, ricotta di capra, mortadella e pesto di cicoria.
Beh, che dire abbiamo fatto la nostra porca figura conquistando il cuore dei bolognesi (ottime forchette) che ci hanno fatto un sacco di complimenti!  

Intanto vi do la mia ricetta, invece le ricette dei miei colleghi le trovate nei loro blog cliccando sul loro nome
Cannoli di sfoglia con mousse di mortadella (finger food)
  

Un rotolo di pasta sfoglia
100 gr. di Parmigiano Reggiano grattugiato

Mousse:
200 gr. di mortadella
100 gr. di porro
100 gr. di ricotta
200 ml di panna
Senape fresca
Salsa Worcester
1 uovo
Sale, pepe

Mousse verde:
Come sopra aggiungendo Rucola q.b. e solo Tabasco

Mousse rossa:
Come sopra aggiungendo Barbabietola q.b. e al posto della crema di latte, la panna acida

Per decorare:
Granella di pistacchi
Granella di nocciole

Cuocere i porri in padella con poco olio e un goccio di acqua, a cottura ultimata aggiungere la mortadella a cubetti e far insaporire per poco con i porri. Passare al mixer la mortadella con porri, il formaggio, la senape e la Worcester. Montare la panna. Incorporare la panna delicatamente al composto di mortadella e regolare di sale e pepe. Fare la stessa cosa per la mousse alla rucola, mentre per la mousse con la barbabietola la panna acida si mette direttamente nel mixer insieme agli altri ingredienti. Inserire questo composto in una sac a poche con becco liscio. Tenere in frigo. Intanto predisporre il forno a 180°C. Tagliare dalla sfoglia delle strisce lunghe circa 15 cm e larghe 1,5 cm. Arrotolare le strisce intorno agli appositi ferri sovrapponendole leggermente. Bagnarle leggermente con l’uovo sbattuto e passare i cannoli nel Parmigiano grattugiato disponendoli su una teglia con carta forno. Cuocere in forno per 15 minuti circa. Farcire i cannoli con la mousse poco prima di servirli.

Volevo con l'occasione ringraziare l'AIFB per avermi dato questa indimenticabile opportunità; 
Greta De Meo perchè senza le sue urla forse non avremmo trovato tutto l'occorrente in loco; 
i miei colleghi di trasferta Laura e Marco per avermi dato sostegno a distanza; 
Sabrina Gasparriche non solo mi ha scattato foto che da sola non avrei potuto mai potuto fare, ma mi ha tenuto a debita distanza i famelici visitatori della manifestazione! 

Ma il ringraziamento doveroso è per mio marito e mio figlio che hanno tanta ma tanta pazienza e comprendono le mie assenze! 



Brunoise di Mandola Peveri, purea di patate e uova al tartufo

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Un bicchierino adatto ad un happy hour?, mi ha riportato alla mente un lontano natale del 2008 quando la mia Chef Neccici suggerì questo sfizioso antipasto!
E  proprio un suggerimento per un Happy Hour hanno chiesto di rappresentare: un happy hour attento che promuova la tipicità dei loro salumi! 
E noi blogger abbiamo creato un aperitivo d'eccezione dove tra gli ingredienti principali primeggiasse un loro prodotto tra CoppapiacentinaDop,Pancetta PiacentinaDop, Salamepiacentino DopeMandola

Ma ora vi descrivo nel dettaglio di chi sto parlando. 

 Quando si tratta di valorizzare un prodotto italiano, ineguagliabile nel mondo, dove dietro al prodotto c'è una passione vera, una ricerca dellaqualità, carni selezionate e genuine e l’attenzioneallapresentazione, la mia disponibilità diventa d'obbligo! 
Per questo ho accettato la partecipazione a questo contest del salumificioPeveritra imigliori produttori di salumi emiliani
Trattano carnidisuinodelcircuitoDOP Piacenza,nato,allevatoe macellatoin Italia,regioniEmilia Romagnae Lombardia, salateperla trasformazioneentrotregiorni dalla macellazione, stagionati nelle cantine rispettando il microclima senza forzature.

L'impastodellecarniper i salumi vienepreparatoconmacerodi agliofresconel gutturnio, salemarino, estratti da piantearomaticheespezieintegralinonsottoposti aprocessidimiscelazioneconsupportidizuccherie/oaltre sostanze,senza glutineaggiunto, senza lattee/oderivati, noOGM.

Tra queste meraviglie, sopra descritte, io ho scelto La Mandola: un salame prosciutto tipico della Bottega Peveri dal sapore dolce e delicato. Si consuma affettato a breve stagionatura. Ma io aggiungo, scusatemi Peveri, che è ottimo anche a cubetti, eccezionale se lo fai tostare a fettine sottili, un momento in padella senza olio e lo adagi lentamente su una zuppa di legumi.


Il suo è un impasto di carni magre di maiale, spezie e aromi macerati nel meraviglioso vino rosso dei Colli Piacentini Gutturnio.

Cosa vi devo dire di piu! 

Ah, si! Manca il meglio: 
appena togliete la busta di cellulosa naturale, vi invade un profumo fresco, dolce al taglio si presenta morbido....la fetta viene giù che è un piacere ma il piacere più grande è quando lo assapori e ti ritrovi in bocca un armonia di aromi nel giusto equilibrio tra sapidità e profumi....
......insomma una delizia!


Brunoise di Mandola Peveri, purea di patate e uova al tartufo

Mandola Peveri
Patate 3 medie
Latte una tazzina da caffè
Burro una noce
sale
Albume 1
Tuorli 2
Tartufo
Olio al tartufo (facoltativo se il tartufo è profumato)


Tagliare il salame in piccoli cubetti. Lessare le patate e una volta cotte ridurle in purè. Aggiungere un poco di latte, burro e sale. Far raffreddare e mettere in una sac a poche per poterlo versare nei bicchierini. Solo in ultimo prima di servire fare le uova strapazzate (ma attenzione NO cotte bensì a crema) mettendo solo un albume e tuorli (es. se sono 3 uova sarà un albume e 2 tuorli). La composizione sarà: cubetti di salame, sopra il purè di patate, le uova strapazzate, lamelle di tartufo e un filo di olio al tartufo.

Con questa ricetta partecipo al Contest Happy Hour Dop con i Salumi Peveri

Meatballs and Avocado Samoa Salad per L'ABCedario Culinario

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Che vi devo dire che sono felice di far parte di questo gruppo? E che questa è la mia prima ricetta per l'ABCedario Mondiale!!! E' un onore per me e devo scusarmi per questa partenza ingolfata! Sono a ridosso della scadenza e mi scuso con l'ambasciatrice Marta Rinaldi del blog Viaggiarecomemangiare, cara Marta a mia discolpa posso dire che tra problemi di salute, familiari, lavorativi e quant'altro per me il mese di ottobre è sempre una nota dolente del calendario. 
Ma ci tenevo troppo. 
Sono giorni e giorni che vi leggo e che entro con voi in un mondo a me sconosciuto fatto di profumi, odori, sapori, colori e vi ringrazio per avermi allietato momenti poco felici. 
Devo anche ringraziare Tamara Giorgetti, veterana dell'ABCedario che mi ha convinta e sopratutto estasiata con i suoi racconti vagabondi in giro per l'Europa. Beh, ora col capo cosparso di cenere sono qui a ringraziarti cara Marta per le belle foto  vacanziere che ci hai dato, le tue notizie e le tue ricette.

Ora tocca a me e vorrei iniziare così, rubando a mio figlio una cosa che da piccola  mi ha sempre affascinato: Un mappamondo interattivo!!! 
Il video lo potete trovare qui


Non ho avuto la possibilità di conoscervi di persona ma posso dire che siete delle belle persone, motivate, curiose e sempre pronte a viaggiare!
L'ideatrice di questa magnifica avventura è Aiuolik, è lei che ci fa vivere sempre con le valigie aperte e ci fa sognare da una parte a l'altra del mondo! :-)
A breve ci trasferiremo tutte in India e li sarò più preparata e spero più puntuale!
ed ora.....

Lo sapevate che Samoa ha una potente squadra di Rugby? Sono stati campioni del mondo
E questa è la loro SIVA TAU la danza di guerra che compiono i giocatori di rugby della Nazionale prima di ogni partita

Le Manu Samoae ia malu ona fai o le faiva
Le manu samoae ia malu ona fai o le faiva


Le Manu Samoa lenei ua ou sau

Leai se isi Manu oi le atu laulau

Ua ou sai nei ma le mea atoa
O lou malosi ua atoatoa
Ia e faatafa ma e soso ese
Leaga o lenei manu e uiga ese



Le Manu Samoa

Le Manu Samoa

Le Manu Samoa e o mai I Samoa Le Manu!
Sono felice di aver chiuso questo viaggio anche con notizie sportive visto che sul cibo è stato detto tutto....
anzi quasi tutto...
ora leggerete la mia versione di un piatto che ha partecipato ad una competizione culinaria che ha visto arrivare in finale 5 chefs questa è la ricetta di una di loro
Sala Folasa-Tuioti

Meatballs and Taro Salad
modificata da me
Meatball and avocado Salad

Ho modificato perchè il Taro non sono proprio riuscita a trovarlo ma ho trovato cercando su internet che poteva essere sostituito dall'avocado e così ho fatto, poi ho aggiunto in più la batata

500 gr. di carne di manzo
1 uovo
170 gr. di pangrattato
2 cucchiai di olio di oliva
una tazza di panna di cocco*
pepe qb
250 gr. di pomodori piccoli
300 gr. di mais in scatola
1 batata
4 cipollotti verdi
1 avocado
*la panna di cocco si ottiene lasciando il barattolo fermo, vedrete che in superficie si formerà una parte più densa mentre in basso rimarrà acqua quai limpida.
Mescolare la carne di manzo, l'uovo, il pane grattugiato, il sale e il pepe in una ciotola capiente. Formare con l'impasto delle piccole polpette. Sistemarle in una pirofila da forno con i cipollotti e la batata tagliata a tocchetti. Cospargere di olio e infornare a 200°C per circa 30 minuti. Aggiungere ora la crema di cocco, l'avocado tagliato a strisce, i pomodorini tagliati in quarti e il mais scolato. Rimettere in forno per 5 minuti e servire caldo.
Volete sapere com'è?????
E' squisito!!!








Lasagna romana di casa mia per l'MTC n. 42

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Quando ho visto che per l'MTC n. 42 era stata scelta la lasagna non ho potuto far a meno di pensare alla mitica lasagna di mamma. 

Ci sono cresciuta cò sta lasagna. 

Quando ero piccola tutte le domeniche ci si incontrava con la famiglia intera.....eravamo tanti porca miseria ma veramente tanti...era bello ed era una festa. Beh, le lasagne, le fettuccine, i cannelloni...insomma il primo piatto era di rigore e sempre elaborato era un modo per  omaggiare l'ospite e fare qualcosa di "buono", come diceva mia mamma...come se il resto della settimana si mangiasse qualcosa di cattivo!!! E la lasagna era quel piatto che piaceva a tutti adulti e bambini. E' rimasta mitica negli anni e anche se ora non si cucina più come prima e i piatti elaborati sono stati relegati al Natale o qualche compleanno che ancora riusciamo a fare tutti uniti, il profumo della lasagna di mamma attira sempre tutti!

Le mie nipoti e mio figlio poi ne fanno quasi indigestione! 
Quindi non ho voluto pensare a una lasagna creativa, anche se poi mi è capitato di farla più volte, spaziando con i diversi abbinamenti. 
Poi dopo aver conosciuto Sabrina Gasparri, titolare della sfida di questo mese, a Bologna, in occasione del mio showcooking al MortadellaBo in rappresentanza dell'AIFB, e dopo la conversazione avuta con lei sulla piada, non ho avuto dubbi e sono rimasta sul tradizionale romano.

Cosa ha di diverso dalla meravigliosa lasagna verde al ragu alla bolognese che ci ha proposto Sabrina per l'MTC n. 42? 
Che il ragu romano è con quelle che a Roma si chiamano "le regaje de pollo" cioè le interiora di pollo. 
Così lo faceva mia mamma e mia nonna, anche perchè noi avevamo un zio che si chiamava Pietro e zì Pietro aveva il negozio di abbacchi e polli e spesso regalava alla nonna queste regaje de pollo, in nome di quella romanità che per lavorare il  quinto quarto, in generale, non ha rivali (siciliani scusatemi ma noi romani semo così....)! Eppoi perchè parlamese chiaro: in cucina nun se butta gnente e cò sti chiari de luna!

Le rigaglie di pollo, dal latino regalia, nel senso di "bocconi da re", sono gli intestini, la cresta, il fegato, il cuore, i granelli e gli altri organi volatili commestibili. Molte sono le ricette che ne prevedono l'uso. A Roma, fino a pochi anni fa, erano considerate una leccornia, infatti la ricetta originale dei supplì al telefono, ne prevedeva l'uso per cucinare il ragù.

Ne esiste anche una versione decantata dal grande Aldo Fabrizi che cò la fettuccina solo il ragu de regaje poteva sposare!

e tornando alla nostra mitica lasagna vi voglio lasciare, proprio perchè l'ho appena nominato, un pensiero di Aldo

LASAGNE AR BIONDO TEVERE
‘Sto piatto è proprio ‘na consolazione;
‘gni gracioletto rissomja a ‘na fravola
che appena messo in bocca ve se sfravola
come si fusse panna ar zabbaione.
E nun dico ‘n’esagerazione,
ma ‘gni quarvorta me lo vedo a tavola
divento come l’orco de la favola,
che se divora tutto in un boccone.
Cocete assieme, dentro a un tigamino,
un trito de presciutto e de vitella,
noce moscata, buro, dado e vino.
Lessate in acqua e latte le lasagne,
condite co’ reggiano e mozzarella
e da la gioia ve verà da piagne.


Lasagna romana

per il ragu di regaglie di pollo

3 etti di carne macinata di manzo
3 etti di gricili
200 gr. di carne macinata di tacchino
1 salsiccia
sedano, carota, cipolla, prezzemolo
1 kg e mezzo di pelati
vino rosso per sfumare
sale e pepe

per la besciamella

1 litro di latte
1 etto di burro
100 gr, di farina
due cucchiai di parmigiano
sale
Mozzarella tritata

per la pasta

200 gr. di farina 0
100 gr. di semola di grano duro
3 uova

Preparare le verdure a cubetti. Nella pentola versare le verdure e l'olio extravergine. Far andare per pochi minuti, aggiungere le carni e far rosolare. I gricili aggiungerli interi.  Dopo 10 minuti circa aggiungere il vino e sfumare. Tritare i pelati ed aggiungerli. Mescalare accuratamente ed aggiustare di sale e pepe. Lasciare cuocere almeno un paio di ore a fuoco basso. A metà cottura mestrarre i griili con una schiumarola e tagliarli a pezzettini piccoli e rimetterli nel sugo.
Lasciare cuocere ancora un'ora.

Preparare la besciamella facendo scaldare il latte in un pentolino. Poi in una pentola più capace far sciogliere il burro con la farina. Aggiungere con un mestolo il latte bollente un poco per volta. Mescolare sempre fino ad addensamento completo. Ora i due cucchiai di parmigiano e regolare di sale. Tagliuzzare la mozzarella e passarla al passaverdure.

Fare la fontana con la farina dopo averla pesata. Aggiungere le uova ed impastare. Formare un panetto liscio e ben lavorato e lasciare sul tavolo coperto da una ciotola per almeno mezzora.
Spolverare la tavola di semola ed iniziare a stendere il panetto con il mattarello lungo. Con pazienza e con sapienza avvolgere la pasta aul bastone e "massaggiare" la pasta mentre viene stesa. Girarla e girarla per avere sempre lo stesso spessore. Fino ad ottenere lo spessore giusto: la pasta deve essere sottile.

Molto sottile


A questo punto tagliare la pasta a quadrati che andranno lessati in abbondante acqua salata con un poco di olio dentro per non far attaccare la pasta. Tenere a disposizione una ciotola con acqua gelata. Scolare la pasta pochi quadrati per volta e gettarli nell'acqua gelida. Scolare e mettere ad asciugare in su un canovaccio.

Ora assemblare la lasagna: qualche fiocchetto di burro nella teglia, un coppino di sugo, lasagne besciamella, sugo, parmigiano, mozzarella e così via...
Cuocere in forno a 200°C per almeno 30 minuti. Bucare ogni tanto la superficie che tenderà col calore a gonfiare. Prima di tagliarla lasciarla raffreddare almeno una mezzora.


Buon appetito!
Con questa ricetta partecipo all'MTC n. 42







Ravioli di Mandola Peveri e Ananas

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Eccoci al secondo appuntamento con la Mandola Peverianzi con un nuovo Happy Hour! 

Questa è stata la richiesta, divertente e stuzzicante, idee fresche da condividere con gli amici tenendo in mano un calice magari di prosecco!

Questa volta ho voluto cogliere il consiglio della Peveri ed abbinare la Mandola alla frutta fresca! 

Non è una stagione ricca di varietà questa ma il fidato ananas non tradisce mai, sarà che spesso mi viene bene abbinarlo ai formaggi e a lievitati salati.

Ho trovato piacevole utilizzare la Mandola Peveri, perchè è particolarmente dolce, con una stagionatura breve e se tagliata sottilmente ti permette di modellarla per creare questi sfiziosi ravioli. Ho deciso di abbinare al loro interno della robiola lavorata con sale e pepe e delle noci tritate ma nulla vieta utilizzare un formaggio di capra o un erborinato!  Vi vorrei anche suggerire al suo interno un chutney, magari di mango o della nostrana pera...insomma vi posso garantire che questo eccezionale salume  si distingue per la versatilità con cui deliziare aperitivi e cene!

La Peveri non produce solo la Mandola ma anche Coppa Piacentina Dop, Pancetta Piacentina Dop e Salame Piacentino

Una piccola curiosità ve la devo svelare: la Mandola Peveriè avvolta da una pelle cucita accuratamente lungo tutto il perimetro si tratta in realtà di cellulosa naturale che, come indicato dalla pergamena che accompagna il salume, prima di essere consumata deve essere lavata con acqua fredda e aceto di mele o vino bianco e poi bisogna appenderla in luogo fresco e farla asciugare. Al momento dell'uso si apre attraverso le cuciture.

Ciò che vorrei suggerirvi oggi non è una ricetta vera e propria, ma solo una modalità per servire con grazia questo salume che già da solo non ha bisogno di orpelli per essere valorizzato.

Affettare sottilmente con l'affettatrice sia la Mandola Peveri che l'ananas, poi lavorare con una forchetta la robiola con del sale e poco pepe e della granella di noci (o altra frutta secca).
Ora riempire la fetta di Mandola e la fetta ananas e chiuderla approfittando del grasso per la Mandola e dell'umidità dell'ananas così:

Alternare "ravioli" di Mandola a "ravioli" di ananas e guarnire con le esotiche foglie dell'ananas.
Tutto qui! Carino vero? E non vi dico la bontà....di questi ravioli alternando uno al salume e una all'ananas te ne mangeresti un piatto intero!

Bene detto questo buon Happy Hour a tutti



Frittelle di Emmentaler DOP e acciughe con mousse di finocchi e emulsione di rafano

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E' la prima volta che partecipo al contest sui Formaggi Svizzeri. 
Interessanti prodotti: conoscevo l'Emmentaler che ho sempre chiamato, anzi abbiamo sempre chiamato in casa, groviera. Ma ho scoperto e immediatamente diffuso tra i miei conoscenti, che l'Emmentaler e il Gruyérsono due formaggi diversi, distinti e separati che al primo sguardo si riconoscono per i buchi, che ha l'Emmentaler e non il Gruyér !! 
La differenza che ho personalmente notato tra i due formaggi è stata, oltre ai buchi, l'odore pungente che ho riscontrato sulla buccia del Gruyér, somiglia molto alla fontina valdostana mentre invece l'Emmentaler è dolce e privo di odori particolari. 
L'Emmentaler lo conosco e lo adoro, è un formaggio che ha il suo perchè. Un sapore così caratteristico da essere inconfondibile anche bendato, il Gruyér malgrado il suo odore, ha un sapore così pannoso, con una tetxture  che si scioglie in bocca e se prima per me esisteva solo l'Emmentaler ora posso dire di vacillare davanti ad una scelta tra i due....che ci posso fare!
Amo i formaggi ma i formaggi saporiti, stagionati insomma di carattere.
Di solito sono molto nazionalista e i nostri formaggi non hanno nulla da invidiare agli altri ma l'Emmentaler è l'Emmentaler non si scappa, lo svizzero è il migliore in assoluto. 
Ma in questo mondo enogastronomico si inciampa spesso nelle contraffazioni e i prodotti di nicchia sono i più soggetti ad essere imitati, come il nostro inimitabile Parmigiano Reggiano o nel caso della Svizzera con l'Emmentaler.
Proprio a questo proposito alla fine di settembre ho partecipato ad uno dei due seminari organizzati dall'Ambasciata Svizzera a Roma, Présence Suisse e Istituto Svizzero in Roma in collaborazione con la Fondazione Qualivita.
Due dibattiti che hanno confrontato esperienze italiane e svizzere all'interno del Giro del Gusto, un percorso itinerante di presentazione del Padiglione Svizzero a Expo 2015.


Per la Svizzera la partecipazione all'Expo 2015 assume un'importanza particolare, considerata la vicinanza non solo geografica , ma anche economica, politica e culturale con l'Italia terzo partner commerciale dopo la Germania e prima della Francia.
"Made in....serve una legge? Svizzera e Italia a confronto"
questo il tema del seminario tenutosi presso l'Istituto Svizzero all'interno della splendida Villa Maraini a Roma.

Attualmente all'interno del Parlamento italiano e del mondo produttivo è in pieno svolgimento il dibattito sul disegno di legge relativo all'istituzione del marchio collettivo "Italian Quality". Interessante è stato ascoltare l'esperienza svizzera con la legge federale "Swissnes" che mira ad una migliore protezione della denominazione Svizzera e della croce svizzera nei diversi settori alimentari. Gli ultimi scandali alimentari e la sempre più crescente consapevolezza da parte dei consumatori hanno affermato con forza l'importanza dell'indicazione d'origine, le certificazioni relative e la loro comunicazione.

La ricetta che voglio proporvi è un antipasto, un happy hour o un finger food insomma un modo per stare insieme e condividere. E proprio per questo ho voluto proporla perchè quando ho visto fare questa ricetta ero insieme alle mie amiche di cucina e alla mia chef Necci Bertini, lei che ci ha sempre insegnato la bellezza dei piatti e l'originalità con pochi ingredienti semplici e genuini. 
Ho voluto omaggiarla e proporvelo modificando il formaggio utilizzato allora con dell'ottimo Emmentaler e devo dire Chef ci sta da Dio! Come allora ho condiviso questo piatto con le mie amiche blogger, proprio per gustare i Vostri formaggi che sono arrivati a tutte noi e condividere gli scatti per poterla postare. Condivisione all'ennesima potenza grazie a voi!



Frittelle di Emmentaler DOP e acciughe con mousse di finocchi e emulsione di rafano

Ingredienti per 6 persone

300 gr. di farina bianca
1 Uovo
30 gr. di burro 
250 gr. di Emmentaler DOP
Filetti d’acciuga q.b.
Olio per friggere q.b.
200 gr. di finocchi
100 gr. di panna
2 Uova 
1 cucchiaio di Senape dolce
succo di 1/2 limone
1 radice di rafano
Olio evo q.b.

Preparazione

Impastare la farina con sale, uovo, burro fuso e l’acqua necessaria per fare un impasto omogeneo e piuttosto sodo. 
Lasciare riposare.
Tirare la pasta abbastanza sottile, ritagliare dei dischetti. Grattugiare l'Emmentaler e metterne un pizzico insieme ad un pezzetto di filetto di acciuga sul discetto di pasta, ripiegare e fermare bene i bordi. 
Friggere e scolare quando saranno dorate.

Per la mousse di finocchi 

Pulire e tagliare a julienne. 
Saltare con poco olio e cuocere fino a che saranno cremosi. 
Fare scolare bene l’eccesso di liquido e frullare. 
Montare la panna ma lasciarla morbida e unire alla crema di finocchi.

Per l’emulsione di rafano 

Mettere 1 uovo più 1 tuorlo in frullatore, 1 cucchiaio di mostarda, il rafano grattato ed il succo di limone. Versare a filo l’olio fino a ottenere l’emulsione. Aggiustare di sale e pepe e servire con le frittelle. 





Dahl Indiano e basmati alla curcuma per l'Abbecedario Culinario Mondiale

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Siamo al secondo appuntamento del viaggio intrapreso da un gruppo di pazze armate di mattarello e parannanza l'appuntamento mensile dell'Abbecedario Culinario ideato da Aiuolik e destinato ad un'ambasciatrice d'eccezione la nostra star Cinzia Martellini Cortella appunto del blog Cindystar.

Come per Samoaanche questa volta ho voluto chiedere lumi sull'India al mappamondo interattivo di mio figlio che ho adottato come mascotte per le mie ricette dell'Abbecedario Culinario Mondiale. Ci divertiamo ed impariamo piccole nozioni. Qui il video


Questa invece è la ricetta che ho scelto, una ricetta vegetariana che ho fatto più volte perchè adoro le lenticchie e questo modo di presentarle così speziato e gustoso fanno di questo piatto un piatto unico e bilanciato. La mia chef Necci Bertini (la mia insegnante di cucina) in una delle sue lezioni ci ha fatto conoscere questo piatto e gli ingredienti che lo compongono, il metodo di cottura e l'immancabile riso d'accompagno.


 Dahl Indiano

 Ingredienti per 4 persone

 200 gr. di lenticchie decorticate rosse (le mie erano miste)
 2 cucchiai di olio o burro ghee* (io olio extravergine)
 1 cucchiaio di semi di cumino
2 chili verdi freschi
  1 cucchiaio di zenzero fresco grattugiato
1 cucchiaio di coriandolo in polvere
 1 mestolo di passata di pomodoro
  1 cucchiaio di foglie di coriandolo (io prezzemolo)
1  cipolla tagliata a pezzetti
                        sale q/b                         
  200 g. riso basmati
1 cucchiaio di curcuma
*Burro chiarificato, cioè privato della componente acquosa del siero

  Lessare le  lenticchie decorticate.
 In una padella saltare cipolla e unire i semi di cumino. Tostare e aggiungere le lenticchie.
 Aggiungere il pomodoro, il coriandolo, i chili verdi tagliate a a rondelline, lo zenzero grattato ed il sale.
 Fare andare per insaporire bene e amalgamare gli ingredienti, deve rimanere un composto semi fluido (quindi aggiungere alla fine un poco di acqua di cottura delle lenticchie) e speziato
Preparare riso basmati mettendo un cucchiaio di curcuma nell'acqua per colorarlo e profumarlo. Presentare riso e lenticchie in due scodelle cosi da servirsi entrambi  a piacere del commensale o nello stesso piatto vicini.

La spezia principe di questo piatto è senza dubbio il cumino
I semi di cumino provengono da una delicata pianta annuale originaria del Mediterraneo orientale e dell'Africa del nord. E' una spezia molto antica, menzionata nel Vecchio Testamento e usata ampiamente sia nei tempi antichi che attualmente. 
Delicatamente aromatico, il cumino è un ingrediente fondamentale nelle cucine dell'Africa del Nord, del Medio Oriente e dell'India. 
Qui, infatti, è un ingrediente importante di molte miscele di curry e di numerosi piatti, ed è usato in bevande dissetanti preparate con acqua e tamarindo.
Una leggera tostatura impartita ai semi in una padella senza condimenti ne esalta l'aroma e il sapore.

Con questa ricetta all'appuntamento mensile dell'Abbecedario Culinario Mondiale





Gnocchi al cavolo nero con fonduta di Gruyère DOP #noiCHEESEamo

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Questa seconda ricetta per i Formaggi Svizzeri ed il contest #noiCHEESEamoè dedicata ad un piatto a noi molto caro, gli gnocchi! 
Nelle domeniche in famiglia mia mamma preparava sempre qualcosa di speciale, qualcosa che prendesse tempo...lavorazioni lunghe, curate come la lasagna o i cannelloni o i tanto amati da tutti noi, gnocchi! 
Nella nostra tradizione, mia mamma li fa prevalentemente con il sugo delle spuntature di maiale e tanto pecorino. Mangiati caldi sono un confort food d'eccellenza, morbidi, avvolgenti con quel piccante dato dal pecorino. 
Ho voluto riproporre questa sensazione ovviamente variando la composizione e rivisitando quella che è una tradizione di famiglia. 
Ordino ogni settimana una cassetta mista di frutta e verdura dalla Coldiretti e mi viene recapitata a casa. In questo periodo c'è il cavolo nero che adoro e con la sua versatilità lo impiego in zuppe, involtini, ripassato in padella e perchè no....facendo degli gnocchi! 
Ho pensato di poter ricreare in versione blanche una sensazione: 
uno gnocco morbido, delicato avvolto in una crema, leggermente pungente e vellutata che solo l'originale Gruyère DOP Svizzeromi poteva donare. 
Ne è uscito un piatto elegante e raffinato, la cromia tra il giallo tenue della crema e il verde brillante del cavolo nero regalano un bell'impatto a tavola. 

Ma vi voglio ancora deliziare di notizie su questo formaggio che erroneamente pensiamo con i buchi....invece....vediamo di conoscerlo meglio ne vale la pena:
Il gusto ricco e corposo di Gruyère DOPè dovuto ad una particolare microflora del latte dal quale nasce, tipica della regione dl Gruyère. Le mucche sono allevate al pascolo e nutrite solo con foraggi naturali non insilati*. Inoltre, ricetta vuole che, durante la stagionatura, la crosta del Gruyère DOP venga accuratamente spazzolata con acqua e sale: mediante questo procedimento artigianale, il formaggio acquisisce un aroma ancora più spiccato, mentre i diversi gradi di maturazione (le Gruyère DOP può stagionare tra i 5 e i 10 mesi) gli conferiscono un gusto che varia dal dolce al piccante.
*L'insilato è il prodotto di una tecnica di conservazione del foraggio (l'insilamento) che si realizza per acidificazione della massa vegetale a opera di microrganismi anaerobi allo scopo d'impedire a microrganismi alteranti e potenzialmente tossici di proliferare all'interno della massa vegetale provocandone il consumo (perdita di valore nutritivo) e lo sviluppo di sostanze insalubri.





Gnocchi al cavolo nero con fonduta al Gruyère DOP
150 gr. di farina (io farina di farro bianca)
400 gr. di patate
200 gr, di cavolo nero lessato e strizzato privato del nervo centrale
Fonduta di Gruyère Dop
150 gr. di Gruyère
150 ml di latte
1 cucchiaino di fecola
sale e pepe q.b.
Lessare il cavolo nero in acqua in ebollizione salata per 20 minuti circa. Dopo averlo scolato vi verrà facile eliminare la costa centrale, dura che emergerà con facilità tra le foglie cotte. Lasciarle raffreddare, strizzarle e tritarle.
Lavate le patate e cuocetele al vapore. Dopo cotte, privatele delle buccia e passatele al passaverdura e impastatele con la farina e con il cavolo nero tritato. 
Come tutti i gnocchi cercate in fretta di far assorbire tutta la farina a disposizione formare un grosso cilindro poi tagliare una porzione alla volta, lavorandola a sottili cilindri del diametro di gnocchi piccoli e tagliare a coltello la forma desiderata. Continuare fino ad esaurimento dell'impasto. Suggerisco velocemente perchè le patate e anche la verdura tende a rilasciare umidità e a richiedere più farina, cosa che non deve avvenire. Stendere gli gnocchi su un vassoio infarinato di semola o su un canovaccio pulito e sempre infarinato di semola.
Ora preparare la fonduta di Gruyère. Stemperare la fecola con un poco del latte freddo a disposizione. Tagliare a tocchetti il formaggio privato della crosta  scioglierlo sul fuoco con il latte rimasto. Unire la fecola sciolta e cuocere la fonduta per un paio di minuti. Tenetela in caldo.
Tuffate gli gnocchi in acqua salata in ebollizione e quando vengono a galla sollevarli con un mestolo forato. Condirli con un piccola parte di fonduta tanto per tenerli sciolti. Adagiare a spechio una porzione di fonduta sul fondo del piatto sbattere leggermente per spargerla sul fondo e con delicatezza (scegliete voi l'attrezzo più idoneo) prelevate una porzione di gnocchi e adagiatela sul letto di fonduta con garbo. Guarnite con del pepe macinato di fresco. 
Servire molto caldi.
*la foto del cavolo nero l'ho presa dal web, la mia l'ho erroneamente cancellata :-(
Con questa ricetta partecipo al Contest di Formaggi Svizzeri#noiCHEESEamo



SparkleDAY 2015 e che bollicine siano!!! #festadellebollicineitaliane

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Tutti sappiamo che esistono nel mondo dell'enogastronomia tante guide, abbiamo la guida ai migliori bar italiani, ai pasticceri e pasticcerie, ai vini, all'olio extravergine, ai ristoranti, allo street food...e tanti altri...ma una guida su un prodotto così consumato, sia per la moda dell'happy hour, sia per le feste in generale, ora si avvicinano appunto le feste natalizie, ma anche solo per pasteggiare..non sapevo proprio che esistesse....e noi ne andiamo molto fieri visto che con loro abbiamo dato uno smacco alla Francia....parlo proprio delle bollicine!!!!
E già una guida sulle stelline più frizzanti nei meravigliosi calici in cristallo!
Ecco allora l'evento che rende giustizia all'eccellenza frizzante italiana
SparkleDAY 2015 e l'azzardo è l'accoppiata con lo street food!
Proprio per sottolinearne la versatilità!
Nel caso delle bollicine nazionali sono state assegnate le "Sfere" le
 5 Sfere, il simbolo con il quale, per il tredicesimo anno consecutivo, la Guida Sparkle 2015 premia le top label della produzione spumantistica nazionale. 

Come è consuetudine ormai da quattro anni, la location che ospiterà la manifestazione sarà quella elegante e spaziosa dell’Hotel Westin Excelsior  di Via Veneto a Roma.  
Sabato 22 novembre dalle 16 alle 22, tutte le tre sale del piano primo dell’hotel saranno interamente riservate alla manifestazione che coinvolgerà moltissime tra le più importanti aziende italiane produttrici di bollicine, insieme al pubblico che  sempre numeroso segue lo Sparkle Day. Ben 5000 sono state le persone che hanno gremito l’Hotel Excelsior nella passata edizione!


Come ogni anno,  la manifestazione segna l’uscita dell’omonima guida, giunta alla tredicesima edizione, che sarà protagonista del momento più importante della manifestazione, quando verranno consegnati alle aziende gli attestati di riconoscimento delle cinque sfere, simbolo di eccellenza in guida, durante la conferenza stampa (ore 15). 

E proprio in questi giorni nella redazione di Cucina & Vini fervono i preparativi per organizzare le degustazioni finali al termine delle quali verranno decretati  i premiati della guida 
Sparkle 2015.

Sparkle 2015, redatta dalla prestigiosa rivista di enogastronomiaCucina& Vini,è l’unica guida in Italia interamente dedicata al mondo delle bollicine.


“Sono 70 le eccellenzevinicole che quest’anno si aggiudicano l’ambito riconoscimento, due in più rispetto alla passata edizione - afferma Francesco D’Agostino, curatore del volume e direttore di Cucina & Vini - Un numero elevato, sintomo di un trend qualitativo in forte ascesa e di un settore sempre più in fermento, che trova l’apprezzamento sia da parte della critica che del grande pubblico. Anche dal punto di vista del risultato economico all’export continua l’ascesa delle bollicine italiane: nei primi sette mesi dell’anno raggiungono quota 414 milioni di euro, con una crescita del 17% sullo stesso periodo del 2013, che a sua volta segnava il 17% di incremento”.

La maggior parte delle 5 sfere giungono nei territori storicamente vocati del settentrione: ex aequo, con 19 etichette premiate, la Franciacorta  e il ProseccoSuperiore di Conegliano Valdobbiadenee a seguire il Trento con ben 15 riconoscimenti. Staccati il Piemonte, con 6 top label, l’Alto Adige e l’Oltrepò Pavese entrambi con 3. Con un totale di 22 vini top la Lombardia si afferma dunque come la regina dell’Italia spumantistica.

La fascia centro meridionale, tradizionalmente meno incline alla produzione di spumante secco, racconta storie diverse, di singoli illuminati: realtà emergenti quali l’Abruzzo, la Puglia e l’Umbria, portano a casa in tutto 5 premi.

Grande attenzione alla proposta gastronomica in questo Sparkle Day 2015 grazie alla partecipazione in qualità di sponsor ufficiali dell'evento del Consorzio di Tutela del Parmigiano Reggiano e dell'Antica Pasticceria Muzzi. Inoltre ad accompagnare i calici di bollicine ci saranno le proposte street food di Mozao con le tigelle, La Bottega dell'oliva Ascolana con i cartocci di olive e cremini, la Pescheria Meglio Fresco con creazioni di pesce calde e fredde e il ristorante Orlando Sapori di Sicilia con tanti piatti ispirati dalla tradizione gastronomica siciliana. 
Continua inoltre la collaborazione con Diam Mytik azienda francese specializzata nella produzione di tappi in sughero che anche quest’anno sarà presente all’evento in qualità di sponsor tecnico.
                                                                                                                                  
Sparkle Day 2015
Hotel Westin Excelsior – Roma
Sabato 22 novembre 2014
Dalle 16.00 alle 22.00
Ingresso: € 15,00

L'ufficio Stampa e Comunicazione è dei meravigliosi ragazzi della MG Logos Tel  06 45491984 – comunicazione@mglogos.itinfo@mglogos.it


Filetto di maiale con Senape forte Louit Frères, ananas e riduzione al Marsala

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Bello vero? Ma non vi posso descrivere la bontà....anzi ci provo: 
un filetto di maiale cotto ma non troppo, una "copertina" diSenape forte Louit Frèresche oltre ad avvolgerlo, lo ha protetto dal forte calore del forno donando una morbidezza senza pari e un sapore così aromatico che con il maiale è il top! 
Ma vogliamo parlare dell'ananas caramellata in padella con una noce di burro? Tagliati insieme un bocconcino di filetto ed un pezzetto di ananas....dolcezza, acidità e succulenza insieme....e non è finita qui...a suggellare questa unione c'è la salsa: una riduzione di Marsala secco, miele e cioccolato fondente...così... in giuste dosi....a sobollire...lentamente fino a rendere una crema scura piena di aromi...qualche fiocchetto di fior di sale e una mulinata di pepe macinato al momento...
Il valore aggiunto di questo piatto è stata proprio la Senape forte Louit Frères...in casa mia c'è sempre stata...mi ricordo che mamma la portava in tavola tutte le volte che, per fare qualcosa di diverso, ci arrostiva dei wurstel...beh si sa che è il piatto a cui la mente più lo accosta...mamma ci faceva anche un'insalata che a noi ci piaceva molto ed era con le lenticchie, rondelle di wurstel e condimento di senape forte! Certo oggi si storce il naso a pensare ai wurstel ma 40 anni fa erano una rivoluzione!
Insomma avrete capito che ho avuto la fortuna di avere a casa la fornitura completa delle Senapi Louit Frères, io conoscevo solo la Forte e la Delicata ma ora CURIOSA da morire nell'assaggiare le altre e trovare la giusta combinazione....con un pò d'azzardo!
Questo è lo scopo della prova assaggio: dimostrare la versatilità di questa salsa e l'abbinamento con cibo finora insospettabili!!!!
Eccole:

6 piccoli gioielli di sapore, nel loro inconfondibile barilotto!
La Senape, intesa come mostarda di senape, è un conserva vegetale i cui ingredienti principali sono senape e aceto. La senape è conosciuta sin dai tempi dei Romani, che ne conoscevano le proprietà antiossidanti e la usavano tra l'altro per conservare frutta e verdura ed anche il mosto da cui deriva il termine "moutarde", usato per la prima volta in un testo francese del 1288 alludendo al mosto ardente piccante. La Francia possiede una grande tradizione gastronomica legata alla mostarda che vede come luogo di nascita della salsa la Borgogna, tuttora tra le regioni principali per la produzione e consumo di senape.
Poichè gli aromi della senape si volatilizzano col tempo dopo  l'apertura del barottolo, è bene infatti evitare confezioni troppo grandi. Per questo la Senape Louit Frères, oggi prodotta in 6 varianti viene confezionata nel caratteristico barilotto da 130 gr.
Una piccola premessa: ormai sapete che per anni ho frequentato i corsi di cucina della mia Chef Necci Bertini e proprio con lei ho imparato ad usare la senape sia nelle salse che in abbinamento ad alimenti come questo filetto... uno spiccato aroma e sapore di una versatilità insospettabile.
Questi gli ingredienti di questa originale ricetta:


Filetto di maiale con Senape di Dijon forte Louit Frères, ananas e riduzione di Marsala

Filetto di maiale pulito  800 gr.
Senape forte ( io Louit Frères)
Ananas 4 fette
Marsala 250 ml
Cioccolato fondente 15 gr.
Miele 40 gr.
sale, pepe
Fior di sale

Coprire il filetto di maiale interamente con la senape e condire con sale e pepe. Tagliare l'ananas a fette spesse e ricavarne 4. Grattugiare il cioccolato fondente. Versare il Marsala in un pentolino aggiungere il miele e il cioccolato. Mescolare e porre sul fuoco fino a riduzione. 
Attenzione sempre alle riduzioni, di solito c'è una componente dolce che può essere miele, zucchero bianco o zucchero di canna, queste arrivate ad un certo punto di riduzione di volume tendono a caramellare, in effetti è questo l'intento, ma deve rimane abbastanza liquido perchè una volta raffreddato la salsa diventa ancora + solida e quindi non è + considerata tale. Per cui attenzione alla consistenza densa ma non troppo. 
Passare il filetto in forno già a 200 °C per 20 minuti (consiglio 10 minuti poi lo girate e altri 10 minuti). Intanto cuocere l'ananas in padella con una noce di burro (nessuno vieta di usare l'olio extravergine) a fuoco vivace e far caramellare i due lati. Sfumare con un goccio di Marsala e spegnere il gas. 
Tagliare il filetto a fette spesse. In un bel piatto mettere la fetta di ananas caramellato con sopra la fetta di filetto. Irrorare con la salsa al Marsala e decorare con del fior di sale, pepe macinato al momento e un ciuffetto di barba di finocchio. Servire il piatto ben caldo.



Muffins alle tre castagne per l'MTC n. 43

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MTC n. 43 arrivo con i miei Muffins alle tre castagne! Cara Francesca, questo post è per te e vuoi sapere che quando ho letto che il tema del mese da te scelto erano i muffins mi son detta: noooooooo, facilissimi!....Senza sapere che il difficile non erano i muffins ma il tema da legare ad essi! Azz....m'è preso un accidente...e ora??? A cosa posso legare un muffins???' Poi ci ho pensato, ho sbirciato le nostre colleghe, ho visto citazioni di canzoni, libri, films...tutte interessanti con qualche analogia a volte azzeccata a volte forzata e mi son chiesta a cosa potevo associare o comunque ricondurre un muffins? Ed ho pensato ad un sola cosa la prima che d'istinto mi è venuta in mente: 
Isabel Allende! 
Faccio una piccola introduzione: io amo collezionare libri e film che parlano di cibo. E' una mia passione il cibo ma l'analogia che più si avvicina e che comunque non è certo una scoperta è il sesso! E l'unione o comunque il piacere che queste due cose infondono è innegabile. 
Cucinare è un atto d'amore e più si va avanti con l'età e più cucinare assume un'importanza ed un significato a 360 gradi un pò come il sesso: più si cresce e più si hanno consapevolezze, si acquisiscono sicurezze, certezze...esperienze....Ho trovato tanto di tutto questo in "Afrodita" uno dei miei libri che parla di cibo ma guarda caso anche di sesso....


I cinquant'anni sono come
l'ultima ora del pomeriggio,
quando il sole tramontato
ci dispone spontaneamente alla riflessione.
Nel mio caso, tuttavia,
il crepuscolo mi induce al peccato.
Forse per questo,
arrivata alla cinquantina,
medito sul mio rapporto
con il cibo e l'erotismo,
le debolezze della carne
che più mi tentano,
anche se, a ben guardare, non sono quelle
che più ho praticato!

"....Non so come sia per gli uomini, ma per le donne non c'è afrodisiaco che tenga senza l'ingrediente indispensabile della simpatia che portato alla perfezione è l'amore. Spero che non mi manchi nel futuro. E quando non potrò più fare l'amore, non per disinteresse da parte mia ma per le difficoltà che implicherà trovare qualcuno che lo voglia fare con una bisnonna, spero di poter continuare a godere almeno del cibo e dei ricordi......"

E in questo godere e godurioso parlare di cibo e morbidi impasti ecco i muffins....i miei muffins...inventati, provati...con i muffins lo puoi fare.....la pasticceria è chimica e precisione ma con loro puoi osare... la loro semplicità nell'esecuzione te lo consente basta seguire semplici regole: tenere separate le polveri dalle parte liquide, mescolare poco e poi spazio alla fantasia. 
Con le castagne ho voluto provare a legarmi alla stagione, al vento, alle foglie, al freddo eppoi alla parte frivola del Muffins alle tre castagne
il pirottino! 
Ma il solito pirottino???......Mmmmm, pirottino si o pirottino no???
...Vediamo....Un pirottino caldo e invernale?


O un pirottino coloratissimo?...


Noooo proviamo la terracotta, perchè no? Vediamo cosa viene fuori!
E quindi come un'alchimia unisci polveri a liquidi, mescoli poco e aggiungi l'ingrediente che darà carattere  al tuo muffins: LA CASTAGNA in tre varianti: lessata, in farina e in confettura!

100 gr. di burro a temperatura ambiente
100 gr. di zucchero di canna
100 gr. di castagne lesse
2 uova
100 gr. di farina 0
100 gr. di farina di marroni
8 gr. di cremor tartato
1/2 cucchiaino di bicarbonato
1 pizzico di sale
100 gr. di latte intero
4 cucchiai abbondanti di confettura di marroni
1 cucchiaio di estratto di vaniglia
un bicchierino di caffè di rum

In una ciotola mescolare il burro con lo zucchero. Unite le uova mescolando con una frusta aggiungere il liquore, la confettura di marroni e la vaniglia. In un altra ciotola setacciare gli ingredienti secchi le farine, il sale, il lievito e le castagne bollite sbriciolate. Mescolare bene in modo che le castagne lesse siano ben ricoperte di farina così da non calare verso il basso in cottura. Formare una fontana e versare la parte liquida. Amalgamare il composto brevemente con non più di 10-11 giri. Il composto dovrà risultare grumoso. Riempire i pirottini per 2/3 dal bordo infornare a 180°C per 20-25 minuti.


"......Quasi tutti i sensi entrano in gioco: dev'essere bello d'aspetto come il viso della persona amata, saporito come un bacio, morbido come le parti più intime e deve avere un'aroma unico, irriproducibile, come quello della pelle....."


Con questa ricetta partecipo all'MTC n. 43 e la sfida sono "I Muffins" di Francesca Carloni del blog Burro e Zuccheroobbligatoriamente ispirati ad un testo letterario 


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